Il Trentino raccontato da Faganello
Presso la piazza di Palù del Fersina (Trento), è aperta la mostra “Cinquant’anni dopo. In valle dei Mòcheni con Flavio Faganello”, a cura di Roberto Festi, dedicata alle opere del fotografo trentino. L’omaggio all’artista e alla “sua” amata valle dei Mòcheni si esprime attraverso cento fotografie, molte inedite, provenienti dall’Archivio fotografico storico della Provincia autonoma di Trento e dall’Archivio della famiglia Faganello, esposte in tre sedi: al Maso Filzerhof, dell’Istituto Culturale Mòcheno (nel Comune di Fierozzo), Casa Lenzi (Palù del Fersina), ed en plein air, tra le vie di Palù del Fersina.
I materiali sono in un catalogo (160 pagine con testi in italiano/tedesco) pubblicato da Antiga Editore, contenente specifici saggi firmati da esperti di fotografia e amici di Faganello: Franco de Battaglia, Roberto Festi, Valentina Varoli, Matteo Cova, Alice Zorzin e Katia Malatesta.
La mostra, visitabile fino al 29 settembre, vede un ricco calendario di appuntamenti correlati: letture sceniche e musiche dal vivo di brani tratti da La Valle dei Giganti di Giuseppe Šebesta (1959) con l’attrice Beatrice Elena Festi e Michelangelo Felicetti alla fisarmonica. L’ingresso è libero e gratuito.
“Ci sono tre ragioni”, ha detto Roberto Festi, curatore della mostra, “per cui ho pensato di realizzare questa mostra. Ho trascorso gran parte delle mie estati da piccolo a Sant’Orsola, perciò ho un forte legame con questa valle, che conosco bene. Inoltre, due anni fa, ho seguito la tesi di laurea di Alice Zorzin su Flavio Faganello che mi ha acceso l’idea. Il motivo più importante, però, è che sono stato un vero amico di Flavio per 30 anni. Abbiamo scritto libri, allestito mostre, avuto un rapporto davvero intenso che si è concluso con la mostra del 2006. Era una persona speciale. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questa mostra, e in particolare la famiglia Faganello. Grazie a tutti!”
Faganello (qui in apertura fotografato da Roberto Serafin) ha documentato momenti di vita quotidiana, con la giusta sensibilità. All’inizio degli anni Cinquanta cominciò a collaborare con le redazioni de Il Gazzettino, Alto Adige, l’Adige. In questo periodo, con sensibilità straordinaria, stabilì un profondo legame tra la sua professione, la sua terra d’origine e i suoi abitanti. I primi anni Settanta ne definiscono il ruolo di reporter testimone del territorio, un mondo di montagna che ha raccontato e studiato per cinquant’anni, documentandolo con attenzione e passione. I due volumi “Solo il vento bussa alla porta” (Saturnia, 1970) e “Gli eredi della solitudine. Viaggio nei masi di montagna del Tirolo del sud” (Saturnia, 1973), realizzati con il giornalista Aldo Gorfer, raccolgono foto-inchieste che lo rendono celebre nella fotografia di documentazione sociale ed etnografica.
Negli stessi mesi esce “La valle dei Mòcheni” (Manfrini, 1971), libro corredato da un ricco apparato iconografico e da testi del sodale Gorfer. Faganello viene considerato uno dei massimi fotografi trentini del secondo Novecento. Tra i riconoscimenti ricevuti rientrano la Medaglia d’oro nel 1966 conferitagli da La Nazione di Firenze e il Premio ITAS Letteratura di Montagna vinto due volte: nel 1974 con “Gli eredi della solitudine. Viaggio nei masi di montagna del Tirolo del sud” e nel 1993 con “Trentino-Alto Adige. Il mio mondo”.