Il Cai visto da un socio onorario
Fuori Benito Mussolini, dentro Gabriele Arrigoni: l’ex dentista bellunese è ora tra i soci onorari nel cui elenco figurava ancora fino a pochi giorni or sono il Duce. Che da poco è stato cancellato come il Cai ha riferito in un comunicato. Il giornalista Francesco Dal Mas ha intervistato Arrigoni per il Corriere delle Alpi. Qui alcuni brani salienti dell’intervista. In precedenza MountCity aveva incontrato Luigino Airoldi, l’altro socio onorario eletto nel corso dell’Assemblea 2023 dei delegati.
Albo d’oro del Club Alpino Italiano. Fuori Benito Mussolini, dentro Gabriele Arrigoni. Medico dentista di Belluno, 82 anni, Arrigoni è da circa settant’anni iscritto al Cai. L’assemblea dei delegati, riunitasi a Biella, lo ha proclamato “socio onorario”. I delegati hanno cancellato Mussolini e lo hanno inserito per l’impegno di una vita dedicata alla montagna. Il nome di Mussolini era davvero ingombrante? “Evidentemente sì”, risponde Arrigoni. “Poteva essere tolto prima, perché si tratta di una storia ormai chiusa. Il Club alpino è sempre stato una palestra di libertà e di democrazia”. In settant’anni, com’è cambiato il Cai? “Come è cambiata l’Italia, anzi come sono cambiati gli italiani, nel bene e nel male. Non sono un passatista, ma la passione e il disinteresse che animavano il nostro volontariato negli anni del consolidamento del Club alpino, oggi non si palesano in modo così evidente”.
I rifugi alpini, è stato chiesto ad Arrigoni, devono necessariamente essere accessibili soltanto a piedi? “Sì, altrimenti non sono alpini. Certo, ci possono essere delle eccezioni, come lo è il rifugio Auronzo. Ma l’eccezione deve rimanere tale. Non si dimentichi che il Cai ha uno statuto, ormai storico, e che questo va rigorosamente rispettato”.
Ciò significa che il rifugio alpino non potrà mai avere il comfort di un albergo? “Esattamente. I nostri devono essere ambienti confortevoli, accoglienti anzitutto per l’umanità che l’escursionista o l’alpinista può, anzi deve trovare. Ma è evidente che il “cliente” non può pretendere un ristorante da chef o camere d’albergo, magari con l’idromassaggio”.
Condivide Arrigoni la vicinanza del Club alpino al mondo ambientalista? “Noi non possiamo volere una montagna wilderness, cioè selvaggia, la montagna è da vivere. E questo è l’impegno storico anche del Cai. La sua azione è sempre stata rivolta contro lo spopolamento delle quote più alte. Non comprendo, pertanto, gli eccessi dell’ambientalismo. Ricordo il senatore Armando Da Roit, una vita da gestore di rifugio, quando disse, riguardo agli ambientalisti: noi, gente di montagna, sappiamo bene di che cosa la montagna ha bisogno per continuare a vivere, senza che venga a dircelo chi vive in città o in pianura”.
Ritiene, per concludere, che il Cai faccia politica? “So, per statuto, che il Cai è apartitico”.
Fonte: Francesco Dal Mas / Corriere delle Alpi