Letture / Fragile come una montagna
Realizzato da UNCEM (Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani) con il supporto di Giampiero Lupatelli, Luca Veltri, Giancarlo Sagramola, un dossier in pdf suggestivamente intitolato “Fragile come una montagna” elenca 15 proposte e necessità permettere in sicurezza territori e comunità. Un tema di grande drammatica attualità. Viene premesso che la superficie sottoposta a pericolosità elevata per dissesto idrogeologico è molto diffusa in montagna dove investe 20 mila kmq. Gli abitanti che vivono in Comuni con rischio elevato sono 6,7 milioni, e il 58% di questi si trova in montagna. Ripartire da qui, con interventi specifici contro l’abbandono, sbloccando risorse ferme per interventi di tutela e supportando imprese agricole e residenzialità, con opportuni servizi, è una grande esigenza del Paese.
Si apprende che troppe risorse sono ferme, non spese. Il PNRR ha solo 2,5 miliardi di euro previsti per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Ne servono molti di più. Almeno 10 miliardi di euro. Che si sommino alle risorse finora non spese, accantonate in diverse leggi di bilancio. Occorre arrivare a investire 10 miliardi in 10 anni, per 100 miliardi di euro complessivi, per riduzione del rischio, prevenzione del dissesto. Il PNRR non ha aggiunto di fatto risorse, procedendo invece con un cambio di matrice e di cespite: le risorse stanziate in leggi di bilancio ai Comuni sono state spostate sul PNRR per un artificio contabile. Intervenire per accelerare la spesa è urgente.
Quanto alla pianificazione territoriale,essa è necessaria per rendere i territori “più resilienti”. Occorrono specifici studi sulle aste fluviali, nelle sezioni montane, che molti Enti territoriali (Comunità montane e Unioni montane) hanno avviato d’intesa con ingegneri idraulici, geologi, dottori forestali.
Negli alvei sono cresciute porzioni di foresta che devono poter essere eliminate. Sulla rimozione di materiali e detriti dagli alvei occorrono chiarimenti. Si ricorda che il legno, i tronchi e le radici possono essere portati via da chiunque voglia. Inoltre, i Piani di Protezione civile dei Comuni – fatti insieme, a livello di ambito territoriale, dunque di valle, di asta fluviale – devono essere accessibili dalla popolazione…
Particolare importante. La prevenzione del dissesto ha un asse fondamentale nell’attuazione della Strategia forestale nazionale. Era previsto 1 miliardo di euro nel PNRR per realizzare la SFN, poi eliminato. Abbiamo in Italia 11 milioni di ettari di boschi, un terzo della superficie complessiva del Paese. Il dissesto si origina anche da foreste non gestite, non pianificate, e che non drenano più. Versanti troppo carichi, foreste non certificate, boschi d’invasione. E ancora, proprietà troppo piccole, parcellizzazione dei fondi che poi sono abbandonati. Facciamo insieme con il Governo e il Parlamento una seria analisi su questo fronte. Che è dovuto all’abbandono, allo spopolamento.
Troppi a quanto si legge nel dossier sono i condoni, molto l’abusivismo anche nelle aree montane. Nel tempo si sono succeduti interventi non efficaci per tutelare ecosistemi e per dare sicurezza alle popolazioni. Si è costruito male in molte aree e non è da escludere, in particolare nei fondovalle, che aree residenziali debbano essere spostate. Dire stop al consumo di suolo nelle aree urbane significa anche verificare dove l’abusivismo del passato può fare enormi danni oggi.
Per concludere, costruire male sui versanti genera enormi problematiche. La pianificazione urbanistica – anche a livello sovracomunale – deve essere congiunta e potersi sovrapporre alla pianificazione forestale e alla pianificazione della protezione civile, con i Piani strutturati alla luce di quanto disposto dal Codice nazionale in particolare a livello di “ambiti ottimali”. Anche in questa direzione occorre potenziare la Strategia nazionale per le Green Communities e la Strategia per le aree montane e interne che deve vedere al centro i Comuni.