A quando un nuovo Bottescià?
In Italia due famiglie su tre possiedono una bici e 4 milioni di italiani porteranno questo mezzo in vacanza. Sei italiani su 10 seguono il Giro d’Italia e il 94% degli intervistati ha seguito almeno una tappa dal vivo. Ma soprattutto il 30% ha scelto come meta delle vacanze un luogo scoperto grazie alla più importante manifestazione ciclistica italiana. Unico inconveniente. Regna l’attendismo al Giro d’Italia 2023. In due settimane di corsa l’unico attacco tra gli uomini di classifica è stato quello di Primoz Roglic a Fossombrone. Troppo poco per una gara che fatica a decollare.
Quanto accaduto nella Borgofranco d’Ivrea-Crans Montana ha poi dell’incredibile. Vista la pioggia battente in partenza, i corridori hanno chiesto agli organizzatori di applicare il protocollo per le condizioni meteo estreme. Il timore riguardava soprattutto la discesa della Croix de Coeur, a rischio ghiaccio e con il manto stradale non perfetto. Il direttore di corsa ha deciso di cancellare la prima parte della tappa. Il paradosso è stato che una volta arrivati a Le Chable, in Svizzera, sede della nuova partenza, la pioggia si è placata e la frazione si è svolta senza problemi. Confronto civile, annota in ogni modo Cosimo Cito su La Repubblica.

Era successo un’altra volta al Giro che i corridori si fossero rifiutati di pedalare sotto una pioggia gelida in una tappa insignificante dove nessuno avrebbe provato a dare battaglia. Così al traguardo sono giunti rinchiusi in confortevoli autobus. Per quanto riservato a gente dura e disposta a tutto pur di vincere, il ciclismo ha assunto negli ultimi tempi un aspetto a dir poco salottiero facendo rimpiangere ai veterani appassionati i tempi in cui Charlie Gaul arrancava nella bufera di neve sul passo del Gavia. Non era un Giro da freddolosi quello e non lo era ai tempi in cui l’indomito Ottavio Bottecchia, figlio di un ortolano, fu il primo ciclista italiano a vincere il Tour de France, nel 1924. Nella circostanza fu il primo a indossare la maglia gialla ininterrottamente dalla prima all’ultima tappa. Bottecchia rivinse il Tour anche nel 1925.
Botescià come lo chiamavano i francesi era davvero imbattibile. Chi scrive ha poco da insegnare dal suo comodo divano, ma in tempi ormai lontani pur avendo una certa età affrontò per diletto interminabili maratone con gli sci nel Grande Nord. Unica concessione prima del via era sostare davanti a bollenti bracieri. Poi per ore e ore fino al tramonto si spingeva a manetta per alimentare il sistema interno di riscaldamento. Erano guai se ci si fermava e il cuore smetteva in breve tempo di compiere il suo dovere. Ma era così che i “bisonti” dello sci si divertivano. E a proprie spese naturalmente. (Ser)