Cinema / Neorealismo in stile alpino

Partendo da “Rispet” presentato al 71° Trento Film festival, il sito Fatti di Montagna ci guida in un percorso attraverso questa e altre due pellicole  che più o meno di recente hanno saputo raccontare lo spaesamento e il disagio esistenziale in montagna. Si tratta di opere esemplari in cui si manifesta una sorta di neorealismo alpino: “Il vento fa il suo giro” (2007) di Giorgio Diritti e il recentissimo “As bestas – La terra della discordia” dello spagnolo Rodrigo Sorogoyen dove, come suggerisce il titolo, una natura fonte di pace e bisognosa di cure non impedisce che i valligiani si trasformino in “bestie” assetate di sangue con tutto un corredo di malefatte e orrori. 

Ma davvero è possibile parlare di neorealismo alpino raffrontandolo al realismo nato e sviluppatosi sugli schermi italiani durante il secondo conflitto mondiale e nell’immediato dopoguerra? In effetti qualche affinità si potrebbe individuare con un po’ di buona volontà tra opere attuali come “Rispet” e “As bestas” e il cinema del dopoguerra di Rossellini e De Sica caratterizzato da trame ambientate fra le classi disagiate e lavoratrici, con attori spesso non professionisti per le parti secondarie. Da una parte, nel dopoguerra, sciuscià e ladruncoli di biciclette (di questo si parlava in film considerati capolavori), dall’altra oggi pastori di capre alla ricerca di una sistemazione duratura, contadini indaffarati in problematiche coltivazioni green. 

E’ però facilmente accertabile che il Bergfilm che negli anni trenta trionfò nelle sale per merito di registi come Luis Trenker, Leni Riefenstahl e altri maestri graditi a Hitler e Goebbels cavalcava volentieri, al pari dei film del recente presunto neorealismo alpino, la paura del “diverso”. E che si avverte in entrambi i casi un inconfessato e torbido desiderio di pace e di purezza. 

Probabilmente il confronto non può che esaurirsi qui anche se le opere da esaminare sarebbero numerose. I due modi accennati di sviluppare la narrazione appartengono infatti a epoche e culture diverse e per niente sovrapponibili. Anche se è pur sempre vero che le montagne ieri come oggi fanno preferibilmente da sfondo a situazioni di disagio codificate. Con l’eccezione di Heidi, naturalmente (Ser)

Una scena di “Il vento fa il suo giro” accolto con favore dal pubblico nel 2007. Sopra la locandina del recente “Rispet” ambientato in Val di Cembra. In apertura una scena tratta dallo spagnolo “As Bestas” uscito questa primavera sugli schermi italiani.

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