Riabitare l’Italia / Il futuro è delle città metromontane?
La crisi del modello urbanocentrico e l’abbandono della montagna possono trovare punti d’incontro da collaborazioni e nuovi patti. Una strada non facile e da costruire insieme e con dialogo. Da un dialogo si è deciso di partire, e da un passato che ci parla di scambi tra città e montagna. D’altra parte il mondo in trasformazione e i cambiamenti climatici ormai evidenti rendono indispensabile un cambio di paradigma, anche nel pesare ai territori. L’argomento è al centro della tavola rotonda “Costruire la Metro Montagna: visioni a confronto per costruire città metro montane del futuro” organizzata nell’ambito di Cuneo Fetival “Evoluzioni” in programma nel Salone d’onore del Comune di Cuneo giovedì 18 maggio.
Nel frattempo, “Metromontagna. Un progetto per riabitare l’Italia” edito da Donzelli elabora il concetto con dodici fotografie di Michele D’Ottavio. Il libro comprende conversazioni con Fabrizio Barca, Marco Bussone, Paolo Cognetti, Luca Mercalli e saggi di Giovanni Carrosio, Federica Corrado, Giuseppe Dematteis, Mauro Fontana, Arturo Lanzani, Sabrina Lucatelli, Andrea Membretti, Loris Servillo, Giulia Valeria Sonzogno, Mauro Varotto. “Metromontagna”, si legge in tale volume curato da Filippo Barbera e Antonio De Rossi per una collana dell’Associazione Riabitare l’Italia, “è una parola nuova che racchiude in sé un proposito radicale: riunire sotto un unico sguardo ciò che naturaliter ci appare diviso, decostruendo l’alterità tra città e montagna. Questo drastico cambiamento del punto di vista appare necessario e illuminante, in una fase come quella che stiamo attraversando e per un territorio come quello del nostro paese, caratterizzati entrambi da una crisi della centralità urbana e da un ripensamento dei rapporti tra centri e periferie”.
“Se il mare, alzandosi di pochi metri, ricoprisse quel golfo di terra che è la valla padana, l’Italia sarebbe una sola e grande montagna”, scriveva Meuccio Ruini nel 1919. In Italia, accanto ai problemi di latitudine, vi sono quelli di altitudine. Se letto attraverso queste lenti, il Nord – come l’intero paese – appare come il mosaico di una geografia policentrica composta da sistemi territoriali rugosi che intrecciano senza soluzione di continuità ampie zone pianeggianti, aree urbane estese, valli e montagne. Tipi di montagne e di pianure, intersecati con grandi città, ma anche con sistemi di città medie contornati da montagne”.
È quello descritto il policentrismo metromontano del nostro paese, dimensione che richiede nuovi atlanti e nuove mappe che mostrino alla politica la possibilità di non governare con la montagna alle spalle e lo sguardo speranzoso alla sola pianura, come se la montagna non potesse generare ricchezza e benessere.
Alla ricerca di un miglior equilibrio
L’Associazione Riabitare l’Italia, nata nel 2020 e promossa da un gruppo di studiosi, esperti, operatori e policy makers, con diverse sensibilità culturali e disciplinari, ha l’obiettivo di stimolare riflessioni e conoscenze condivise per costruire una nuova rappresentazione d’insieme dell’Italia, in grado di raccontarne le contraddizioni e le disuguaglianze, i punti di forza e le potenzialità, alla ricerca di un migliore equilibrio tra le persone, le risorse e i luoghi, con particolare riguardo alle aree interne, marginalizzate e periferiche.