Sviluppo, ecologia, minoranze nei “dialoghi sulla montagna”
Il regista occitano Fredo Valla confessa di provare un certo disagio a sentire parlare di rinascita della montagna, sviluppo, economia, minoranze linguistiche, ecologia, clima, rapporto uomo-animali, da persone che amano la montagna, ma non ne hanno esperienza di vita. Che salgono dalla città, dalle colline, dalle metropoli a dire cosa si dovrebbe fare. Che fanno analisi, discutono animatamente e a fine convegno chiudono la cantilena e tornano nelle loro dimore. Scherzando a volte dico agli amici che il patentino da montanaro (e il diritto di parola) lo si dà soltanto a chi ha trascorso per lo meno tre inverni con neve in montagna, e con figli che vanno a scuola.
In seguito alle riflessioni di Valla pubblicate il 26 febbraio su La Stampa, nei giorni e nelle settimane successive sono arrivati in redazione oltre una ventina di interventi, firmati da sindaci, amministratori locali, docenti universitari, operatori turistici. Tutti, partendo dalla provocazione di Valla, si sono interrogati sul futuro delle Terre alte proponendo idee, suggestioni, progetti. È nata così la raccolta “Dialoghi sulla montagna” (Nino Aragno Editore, in libreria a 3 euro). Si tratta di 22 interventi che si sono susseguiti su La Stampa da quel 26 febbraio al 29 marzo.
Oltre agili scritti di Valla la raccolta contiene interventi di Mariano Allocco, ex presidente della Comunità montana Valle Maira; Roberto Colombero, presidente regionale Uncem; Michele Fino, professore di Fondamenti del Diritto europeo; Fulvio Romano, docente di Filosofia; Dino Matteodo, occitanista; Roberto Ribero, accompagnatore naturalistico; Andrea Fantino, documentarista; Annibale Salsa, presidente nazionale emerito Cai; Sara Tomatis, assessore alla Metromontagna di Cuneo; Giorgio Ferraris, sindaco di Ormea; Vincenzo Bezzone, sindaco di Ceva; Paolo Salsotto, presidente Cai Cuneo; Francesco Tomatis, professore di Filosofia; Paolo Allemano, ex sindaco di Saluzzo; Daniele Regis, Politecnico di Torino; Silvano Dovetta, sindaco di Venasca; Remo Giordano, contadino della val Grana; Lorenzo Mamino, docente di Architettura. Nonché uno scritto del 1972 di Sergio Arneodo, magistre de Coumboscuro.