Vecchie rocce / L’abbraccio del Cai a Luigino Airoldi
Il lecchese Pierluigi Airoldi, accademico del Club Alpino Italiano, ha scalato in ogni parte del mondo. Ma la sete di avventure a novant’anni da tempo compiuti di questo “ragno” dai capelli bianchi non è ancora svanita. Al popolare Luigino il Cai esprime amicizia e riconoscenza per le iniziative di solidarietà in cui si distingue designandolo quale candidato socio onorario insieme con Gabriele Arrigoni all’Assemblea dei delegati del 20 e 21 maggio in programma a Biella.
Come collezionista di onorificenze non lo batte nessuno tra le glorie dell’alpinismo. Ora il lecchese Pierluigi Airoldi detto Luigino, intrepido “Ragno” della Grignetta e socio accademico del Cai, è designato come candidato socio onorario del Club Alpino Italiano. Decideranno come da regolamento i delegati all’Assemblea del 20 e 21 maggio. Proviamo a riassumere per sommi capi le sue benemerenze. Nel 2003 a Trento conferirono ad Airoldi il premio SAT alla carriera alpinistica. Nel 2006 venne nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Nel 2007 entrò nell’esclusivo gruppo francese Haute Mountagne. Ora il Consiglio centrale del Cai lo propone ai delegati quale socio onorario e appare scontato che all’assemblea in programma il 20 e 21 maggio a Biella Luigino farà il pieno di consensi come è sua consuetudine.
Nato a Lecco nell’anno 1931, Airoldi è membro del Gruppo Ragni della Grignetta fin dai primi anni ’50. Accademico del Cai, è Istruttore nazionale di alpinismo e scialpinismo. Per 45 anni ha fatto parte della squadra del Soccorso Alpino del Cai di Lecco. Alpinisticamente esordì con gli alpinisti “monzesi” (il conte Aldo Bonacossa Carletto Negri, Nino Oppio) e con loro ha scalato le più importanti montagne dell’arco alpino. Nel 1961 venne chiamato dal Cai di Lecco a partecipare alla spedizione guidata dall’amico Riccardo Cassin che aveva per obiettivo la cresta sud del Mac Kinley.

Dopo il successo del Mac Kinley seguirono esperienze sempre varie ed estreme su diverse montagne: la Groenlandia nel 1979 con la traversata a vela dello stretto di Drake, l’Alaska nel 1970, l’Antartide tra il 70-71, l’Afghanistan (Hindukushk) nel 1974. Innumerevoli le ascensioni compiute insieme con assi come Riccardo Cassin e Casimiro Ferrari.
Luigino si recò anche nella Terra di Baffin, in Sud America, in Venezuela, nella Terra del Fuoco, in Canada, in Asia e in Africa dove alternò traversate di deserti e salite sul Kenia e sul Kilimanjaro. In Africa incominciarono anche le prime esperienze di volontario in Zaire, Ruanda e Congo con l’Associazione “Mondo Giusto”, impegnato nella manutenzione di dispensari, centrali elettriche, condutture. E senza mai trascurare i ragazzi disabili con la partecipazione alle attività dell’associazione Jack Canali che accompagna ciechi e portatori di handicap.
Nel 1970 in Alaska, dove si recò per scalare il Monte Hubbart, visse un’avvenrtura straordinaria entrata nella leggenda dell’alpinismo lecchese. E’ su questa montagna che Luigino perse l’orientamento e rimase lassù per più di una settimana con scarsissimo cibo e freddo pungente. La Provvidenza, come Luigino ama raccontare, portò tra quei ghiacci un piccolo aeroplano che riuscì a scorgere i suoi deboli segnali di soccorso. Il pilota era un ragazzo canadese che girovagava da quelle parti: si era a sua volta perso! Insieme, sempre grazie alla Provvidenza, ritrovarono poi la rotta giusta e si misero in salvo.
Ma come conciliò Luigino questo interminabile via vai per vette e per creste con la famiglia e il lavoro? “Con il lavoro”, ammette, “direi piuttosto male dal momento che sono stato licenziato tre volte”. La sua sete d’avventure sembra in ogni modo tutt’altro che esaurita. “Anche se oggi ho i capelli bianchi”, ama ripetere, “questo non è un buon motivo per restare sparapanzato in poltrona. I posti da vedere sono ancora tanti…” (Ser)