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Achille e Lino, eroi senza macchia

Sembra incredibile ma il CAI è stato nuovamente chiamato in causa nella vicenda del K2 conquistato nel 1954 dagli italiani. Una storia di tradimenti, reticenze e bugie che si credeva da tempo sepolta dopo tanto recriminare sull’assalto finale alla vetta compiuto da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. A chiedere che il sodalizio si pronunci dopo tanti anni a favore dei due uomini di vetta, il cui comportamento venne condannato nel 2004 in una relazione voluta dal Club alpino stesso, è un avvocato di Ascoli Piceno, Francesco Saladini, anziano socio del sodalizio. Tenuto conto che Compagnoni fu aspramente criticato anche da Walter Bonatti con l’accusa di averlo messo in grave pericolo insieme con l’hunza che lo accompagnava durante la salita al campo 9 con le bombole per l’ossigeno.

Verso il K2.

Nel suo libro “K2 vittoria pulita” Saladini contesta le inesattezze dei tre saggi incaricati dal Club alpino di esprimersi sulla salita nella citata relazione definita critico-storica. Dalla quale a suo avviso emerge chiaramente una condanna ai due omini di vetta. “Un’altra verità è possibile”, spiega invece l’avvocato, “una verità che nulla toglie all’impegno di Bonatti sul terreno ma restituisce dignità ai due della cima, all’intera spedizione Desio e al nostro alpinismo”. Di qui la sua richiesta di una nuova analisi delle vicende da parte del Consiglio Centrale del CAI. Allo scopo, puntualizza l’avvocato, di “liberare la prima ascensione al K2 dal fango che per troppo tempo e da troppe parti le è stato versato addosso, per tornare a essere ciò che fu sul terreno: una splendida impresa dell’alpinismo italiano”.

La risposta del CAI non si è fatta attendere. “Ora come allora, la posizione dell’associazione sull’intera vicenda K2 risulta quella espressa dal Consiglio Centrale nella riunione del 22 gennaio 1994 la quale ha dato adito agli scritti pubblicati sulla Rivista del Club Alpino Italiano dedicata al 40° della spedizione”. Questo si legge nel resoconto della recente seduta del 26 marzo 2023 indetta per analizzare il nuovo presunto “caso K2”. “La Commissione dei tre saggi”, viene ribadito, “pur avendo compiuto un’opera encomiabile attraverso la stesura della ‘Relazione critico-storica della salita al K2’, non costituisce la posizione ufficiale del CAI. Impossibile dunque considerarla come verità assoluta di quanto accaduto trattandosi più realisticamente di una ricostruzione storica secondo la prospettiva e la sensibilità della società attuale”.

Ora come allora la posizione del CAI sull’intera vicenda è dunque quella espressa nel 1994 negli scritti sulla Rivista. “Il contributo dell’avvocato Saladini”, viene precisato, “pur apprezzabile, non modifica la posizione ivi già assunta, nella quale tutti i partecipanti alla spedizione, ciascuno per la sua parte, sono stati adeguatamente riconosciuti nella pienezza dei loro ruoli”.

Dal canto suo l’avvocato Saladini tiene a precisare che scopo del suo scritto “non era giungere a giudizi negativi sul grandissimo alpinista o sull’uomo Bonatti, ma restituire a Compagnoni la dignità che lo stesso Bonatti non volle riconoscergli e che altri gli hanno negato condannandolo senza prove come autore d’una infame e potenzialmente letale macchinazione contro chi aveva fino ad allora collaborato al successo della spedizione”.

Ma come si può incolpare Compagnoni, si chiede l’avvocato, di aver costretto Bonatti a bivaccare con l’hunza a quelle altezze proibitive? E perché mai non è stata evidente a Bonatti l’impossibilità di pernottare in quattro nella minuscola tendina a due posti Super K2 dove trascorsero la notte Compagnoni e Lacedelli prima dell’assalto finale? Domande ancora in attesa di una risposta. L’unica certezza è che una risposta condivisa e condivisibile a questo punto non arriverà mai. (Ser)

4 thoughts on “Achille e Lino, eroi senza macchia

  • Pingback: Il gioco a nascondino di Lino e Achille – MountCity

  • Caro “Ser” mi complimento con la tua coraggiosa presa di posizione in favore delle considerazioni di Saladini, che ho letto con attenzione e trovo più che plausibili. La STORIA non è un monumento cimiteriale e ben vengano contributi onesti e attendibili a correggerla e a chiarirla anche se sono passati settant’anni. C’è ne sono voluti almeno 150 per dare a Paccard il giusto merito per la prima ascensione del M. Bianco e 200 perché gli facessero un monumento.
    Non è ancora stata scritta una documentata storia del K2 secondo criteri veramente storici. La giusta e meritata fama di Bonatti hanno esplicitamente dato alla sua “Verità” il carattere di verità definitiva ormai divulgata in tutte le lingue. Questa “verità “ è stata poi acquisita totalmente dai cosiddetti tre saggi, certamente un altro grave ostacolo per giungere a una verità storica. Superficiali o peggio ignoranti sono coloro che dicono basta non ne possiamo più di questa faccenda. Invece ben vengano stimoli come quello di Saladini per giungere, spero prima di due secoli a mettere fine a questa storia con una corretta e onesta metodologia.

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  • C’è da essere sicuri che la posizione ufficiale del Cai sull’intera vicenda K2 sia solo ed esclusivamente quella espressa nella seduta del 22 gennaio 1994 e negli scritti sulla Rivista di quello stesso anno? Che non sia invece quella della successiva relazione dei “tre saggi”? Francesco Saladini che da tempo solleva il problema interviene di nuovo in una lettera del 28 aprile 2028 inviata a questa e ad altre redazioni per denunciare la scarsa chiarezza del Cai che egli addirittura definisce un “delirio” anche se continua a credere (“perché nessuno ha saputo sin qui contestare i miei argomenti”) che Bonatti abbia sbagliato a sfogare la sua ira sull’incolpevole Compagnoni. Una posizione questa di Saladini che, come si sarà capito, è ampiamente condivisa da MountCity.

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  • Bonatti si sta rivoltando nella tomba.

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