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Letture / L’angelo delle Dolomiti

Amava la musica, suonava bene il pianoforte e la chitarra, era brillante nei suoi scritti e nelle sue conferenze. Emilio Comici (1901-1940) vennne celebrato come un mito dai media della sua epoca, alla ricerca – in ogni campo – del riscatto del prestigio nazionale. Divenne il simbolo dell’audacia. Quand’era vivo si parlava di lui come di una creatura astrale, dopo la sua morte si continuò a parlare di lui come di una figura da leggenda. 

“The first rockstar”, viene definito oggi in un sito di rocciatori inglesi. Comici fin da ragazzo praticò la cultura fisica con la costanza e l’impegno che lo accompagnarono per tutta la vita, considerandola a ragione il fattore più importante dei propri successi sui monti. 

Appena finita la prima guerra mondiale, fece parte del gruppo di giovani che costituirono l’Associazione XXX Ottobre, oggi sezione del CAI ma allora associazione “polisportiva”, nella quale – accanto a varie sezioni agonistiche – in pochi anni venne creato un forte gruppo speleologico.

Scrivono oggi i rocciatori inglesi che “la sua gioia per la vita lo fece salire alle stelle nella corsa verso la celebrità”: però egli realizzò le più grandi imprese nel suo periodo più grigio, la malinconica estate del 1937, con le salite solitarie a tempo di record sul Campanil Basso di Brenta (via Fehrmann e via Preuss) e soprattutto sulla Cima Grande di Lavaredo – per la via nord che aveva aperto quattro anni prima con i fratelli Dimai – in tre ore e tre quarti. 

La gioia per la vita riusciva a ritrovarla, semmai, in parete, come viene oggi messo in evidenza in “Emilio Comici, l’angelo delle Dolomiti (263 pagine, 18.50 euro, Solferino editore). 

“E’ bello, bello assai arrampicare tutto libero”, scrisse, “su una parete che strapiomba, veder fra mezzo alle tue gambe quel vuoto e sentire di poterlo dominare con le sole tue forze. Io quando arrampico da solo guardo sempre giù per inebriarmi del vuoto, e canto dalla gioia”. 

Su Comici fascista per amore o per forza si esprime il libro citato di cui è autore il canadese David Smart. Il volume ripercorre i 39 anni della vita del rocciatore tiestino. Di sicuro le sue salite sulle grandi pareti dolomitiche e lo stile impeccabile ne fecero il beniamino della stampa di regimne. L’autore lo descrive però come contrario alle leggi razziali del1938, ostile all’alleanza con la Germania hitleriana. 

Sta di fatto che Comici accettò di diventare podestà fascista di Ortisei e questo aspetto condizionò sua immagine. Seppe tuttavia farsi accettare per la sua indole gentiile, cavalleresca. Le testimonianze in questo senso si sprecano: la famiglia di sfollati che nella guerra ’14-18 il piccolo Emilio si portò a casa; il “permesso” accordato alle guide che gli facevano concorrenza abusiva sul territorio; lo scudo con il corpo a Cyril Escher, costato lacerazioni a un braccio e a una gamba; il sollecito aiuto ai cittadini di Selva. (Ser)

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