Letture / Oltre la neve il turismo cambia, altroché
“Oltre la neve: come cambia il turismo” è il tema del fascicolo numero 226 (dicembre 2022 – febbraio 2023) della rivista Dislivelli distribuita in pdf che si apre con un editoriale di Michele Nardelli, formatore e saggista, il quale osserva “come oggi la mutazione non sia agevole, perché cambiare il nostro modo di pensare e le modalità del nostro stare al mondo non è facile. Eppure è necessario”. La rivista non può che essere. come spiega Nardelli, un contributo di idee per quel cambio di paradigma di cui avvertiamo l’urgenza (e sul tema Nardelli offre anche un articolato parere dialogando con Luca Serenthà che gli dedica anche un podcast in fattidimontagna.it).
“Che sia la fine di una storia”, osserva a sua volta Enrico Camanni, “non c’è dubbio, perché lo sci di massa andrà sempre più sostenuto dagli investimenti pubblici, soldi nostri, e prima o poi bisognerà capire se ce lo possiamo permettere, e decidere dove. Ma allo stesso tempo siamo anche all’inizio di qualcosa, speriamo virtuosa: si dovrà reinventare la montagna turistica invernale e integrare le grandi infrastrutture – funivie, impianti – con il turismo dolce, collegando l’inverno all’estate e alle mezze stagioni”.
In effetti non esistono bacchette magiche o scorciatoie. Oltre la neve, come ribadisce Federico Zappini, ci sono la conversione ecologica, una revisione antropologica profonda e la riprogettazione delle economie collegate al turismo di massa. Tutte tracce su cui lavorare. La sua opinione è che oltre quel che rimane della neve ci possa essere una rinnovata immaginazione collettiva. E subito a qualcuno viene in mente una rivista semestrale diretta da Rolly Marchi e intitolata “La buona neve” che era anche un pretesto per conoscersi meglio e discutere sui problemi della società e fare un po’ di innocente gossip.
Maurizio Dematteis che della rivista è direttore ci serve su un piatto d’argentola sua idea di un futuro del “Non ancora”. “Si tratta”, scrive, di un turismo con un approccio di curiosità e scoperta per i territori, alla ricerca di produzioni locali, rispettoso dell’ambiente, che valorizza la cultura locale. Un ‘non ancora’ che arriverà a sostituire poco alla volta quel ‘non più’ della monocultura dello sci nelle stazioni invernali per mancanza di materia prima”. Tra i numerosi e imperdibili saggi e approfondimenti del nuovo fascicolo di Dislivelli spicca anche un articolo di Lorenzo Berlendis sulle Alpi lombarde con una riflessione quanto mai opportuna sulla località di Foppolo che “vanta una serie di primati, non tutti memorabili, legati alla sua lunga storia, malata di gigantismo, di stazione principe dello sci bergamasco, sviluppatasi grazie al centinaio di km che la collegano a Milano e i 50 all’aeroporto di Bergamo-Orio, il nodo aeroportuale più frequentato d’Italia. Una località che tiene botta nonostante la neve durante l’inverno abbia fatto solo una timida comparsa. Altrove in Lombardia piloni e funi pencolano nel vuoto”.
Sul nuovo dossier di Legambiente “Neve diversa” si esprime Vanda Bonardo e anche nel suo caso l’articolo contiene più di un grido d’allarme.
Nonostante tutto sia sottomesso alle bizze del clima, a quanto si legge in un garbato saggio di Giuseppe De Matteis la “voglia di restare” accomuna molti giovani montanari come è ampiamente documentato in un libro edito da Donzelli. Non si può tuttavia concludere questa rapida e forse superficiale sintesi della rivista senza citare la recensione dell’affascinante “Ombre sulla neve” di Luigi Casanova definito un libro che ci informa e che ci interroga allo stesso tempo sulla insostenibilità della nostra voracità inestinguibile di consumatori di territori turistici pregiati e unici. Sempre a proposito di “ombre sulla neve” Francesco Pastorelli di Cipra Italia ci ricorda che la stagione della Coppa del Mondo di sci è iniziata con la cancellazione delle gare di fine ottobre e le sciate al limite di fine stagione. Duecento atleti hanno tra l’altro firmato una lettera di lamentela per lo scarso interesse riguardo alle problematiche ambientali, ma il presidente della FIS l’ha poco elegantemente rigettata. E intanto il CIO e il CONI stanno a guardare.