Il party al rifugio Chierego / Montagna profanata? 

“È la profanazione della montagna”, tuona il regista e autore Alessandro Anderloni, direttore del bellissimo festival cinematografico della Lessinia. Una voce importante nelle polemiche innescate dal party in quota al rifugio Chierego con centinaia a ballare, musica a tutto volume. Caso che ha smosso il mondo dell’escursionismo del Club alpino italiano, di associazioni ambientaliste e non, della politica. “Il Cai inviti i suoi soci, e sono tanti e sono quelli che camminano, a non mettere più piede nei rifugi che organizzano queste baldorie”, rincara la dose Anderloni in un’intervista di Marta Bicego nelle pagine del quotidiano L’Arena del 15 marzo di cui è possibile prendere visione grazie alla rassegna stampa del Cai Veneto curata da Bruno Zannantonio.

Per uno dei gestori del rifugio, Alberto Bullio, si è trattato tuttavia di un evento per far conoscere il territorio, in particolare ai giovani. Serve questo per avvicinare le nuove generazioni?, ci si chiede nel quotidiano citato. Per anni Bullio ha organizzato un festival nei luoghi più suggestivi del Parco naturale della Lessinia. A un concerto tra tanti, quello di Eugenio Finardi a Malga Podestaria, parteciparono 3.500 spettatori. Era il 2012. “Nel 2012, con un accordo tra Comune di Bosco Chiesanuova e Parco della Lessinia, le carrarecce dell’alta Lessinia vennero chiuse al traffico e si invitarono tutti a salire a piedi, predisponendo un bus navetta per le persone con difficoltà motorie. Amplificammo il concerto con il minimo indispensabile, due casse acustiche per poco più di un’ora, e Finardi esortò gli spettatori ad ascoltare il rumore del vento e dei campanacci delle mucche che accompagnavano le sue canzoni. Non restò nemmeno una carta di caramella sul pascolo. Nessuno si ubriacò. Tornammo a valle tutti a piedi, nel silenzio della sera. Fu la dimostrazione di come si può vivere la musica in montagna. Anni dopo il Parco della Lessinia decise di chiudere il festival “Voci e luci in Lessinia”. Fu un errore”.

Dunque, eventi e terre alte possono convivere. In che modo? Cos’è utile per promuoverle, per far sì che siano vissute con la lentezza e il rispetto che richiedono? In definitiva, sentenzia il rifugista, si vada in montagna con semplicità e candore e la montagna continuerà a esserci amica. Chi non è d’accordo? (Ser) 

Nell’immagine sopra il titolo un aspetto del party al rifugio Chierego e un primo piano di Alessandro Anderloni (dal quotidiano L’Arena).

2 pensieri riguardo “Il party al rifugio Chierego / Montagna profanata? 

  • 22/03/2023 in 15:26
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    io sono davvero stufa. cammino in montagna da quando sono nata, e ho 64 anni, e sono disperata per questa involuzione. è tutta colpa dei rifugi che vogliono essere più “inclusivi” con i ciabattoni di pianura. a cortina non vado più da vent’anni, presto lascerò anche la pusteria, l’unica è questa, non andare più nei posti che si sono venduti l’anima per due euro. e non mi si venga a dire che sono elitaria. la gente che cerca il “lago di san candido”, che va sui sentieri in infradito o che si porta il canotto al lago del sorapis non ha diritti. ci sono tanti posti per gente così e gente così manco vede la differenza.

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  • 21/03/2023 in 15:01
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    Chi è il proprietario di questo rifugio? L’edificio fu costruito all’inizio del secolo scorso da attivisti CAI, per celebrare il dott. Giovanni Chierego, veronese appassionato di montagna, e poi donato alla sezione di Verona del Club Alpino Italiano. – https://unionebaldo.vr.it/territorio/galleria-Nel 2021 a seguito di espletamento di una procedura di gara aperta il Rifugio Chierego è stato dato in concessione per 12 anni agli aggiudicatari Battistoli Carlo, Toffali Nicolò, Bullio Alberto e Bullio Fabi che hanno costituito per la gestione della struttura la Società in nome collettivo ABCF s.n.c. di Battistoli Carlo & e C.

    Vediamo se Il Cai, invita i suoi soci, e sono tanti e sono quelli che camminano, a non mettere più piede nei rifugi che organizzano queste baldorie.

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