Alla ricerca delle “nevi perdute”
I temi trattati nel volume Nevi perdute. Scenari sciistici delle Valli di Lanzo, a cura di Aldo Audisio, 152° titolo della Collana editoriale della Società Storica delle Valli di Lanzo, continuano a destare interesse nell’area specifica e, per il taglio innovativo, tra gli appassionati e gli studiosi delle tematiche montane. Dopo due presentazioni di genere diverso, la prima a Pian Benot (Usseglio), di tipo ufficiale, presenti circa 200 persone; la seconda a Pialpetta (Usseglio), con una valenza più locale e d’incontro con il pubblico, con poco meno di 100 partecipanti, viene ora programmato un nuovo appuntamento a Balme, al Bar Nazionale, sabato 25 marzo 2013 alle ore 16.30.
Va notato che i luoghi scelti per gli incontri, sono tutti collegati ad “avventure” sciistiche locali: a Benot, in Valle di Viù, da cinquant’anni funziona un piccolo e consolidato comprensorio, a Pialpetta, in Val Grande, era presente uno skilift che per anni avviò alla pratica dello sci. Con questo terzo incontro ci si ferma a Balme, la località maggiormente legata alle discipline invernali. Non siamo ancora scesi a Torino per lanciare il libro – ricorda il curatore Aldo Audisio (presidente della Società dal 1978 al 1994 e attuale presidente onorario, nonché direttore del Museo Nazionale della Montagna di Torino dal 1978 al 2018) – “non per snobismo ma per scelta; perché intendiamo prima condividere la ricerca con il territorio, con i valligiani e i turisti che l’hanno vissuta e fatta loro”.
Nevi perdute è un titolo con connotazioni tutt’altro che negative. “Sono vicende recenti delle nostre valli, sono sogni di abitanti locali e di villeggianti che hanno creduto nei loro progetti, che hanno combattuto confrontandosi con la quotidianità della gestione e con la cronica (e sempre evidente) carenza di precipitazioni, sono avventure, positive o difficili, di tante persone che hanno scritto con il loro impegno tante storie”, annota Audisio. A lui si affianca l’affermazione di Michele Vietti, presidente della Società Storica delle Valli di Lanzo: “Si tratta di eventi che hanno segnato la storia locale e che hanno comportato profusione di risorse economiche e personali, passioni, iniziative imprenditoriali e valorizzazioni del territorio”. E gli scritti degli autori restano a testimonianza dell’articolato percorso.
L’opera rappresenta uno sforzo importante e nuovo nel panorama editoriale della Società Storica delle Valli di Lanzo: 288 pagine; 225 illustrazioni in bianco/nero e a colori, provenienti da 50 archivi/collezioni; 100 testimoni informatori che hanno contribuito con i loro “ricordi”. È la storia di circa 70 impianti (seggiovie e sciovie di ogni tipo) – realizzati, ricostruiti, spostati, modificati o abbandonati – localizzati in 10 comuni, con i dati tecnici (e di funzionamento). I testi dei vari autori – oltre a uno scritto introduttivo di Leonardo Bizzaro e Cecilia Carena e uno conclusivo del curatore – toccano diffusamente gli specifici scenari: Viù, con Alpe Bianca e Colle del Lys, in due contributi di Marino Periotto, prematuramente scomparso, a cui è dedicato il volume. Usseglio, con due testi di Aldo Audisio, autore anche di quello su Ala di Stura. Groscavallo, Chialamberto, Cantoira, con una ricerca di Marco Blatto. Poi le esperienze minori di Mezzenile e Monastero di Lanzo raccontate da Ezio Sesia e quelle di Corio (Piano Audi) da Claudio Baima Rughet. A questo elenco va aggiunto Balme –paese in cui avrà luogo la nuova presentazione – di Gianni Castagneri, testo aperto a tanti avvenimenti sportivi che si sono susseguiti parallelamente all’alpinismo.
Lo sci vide la luce al Sud delle Alpi per la prima volta sulle nevi balmesi. E’ questa una curiosità che non va dimenticata. Ma tutto quello che venne dopo permise invece di scoprire la montagna invernale per divertimento, di affrontare i rigori stagionali con enfasi e partecipazione, di realizzare infrastrutture dedicate e organizzare competizioni.
“La neve divenne l’elemento magico per attrarre turisti al di fuori del periodo estivo e riorganizza l’economia del paese – annota Gianni Castagneri, già citato autore del testo su Balme e sindaco –. Con coraggio e determinazione si realizzarono trampolini per il salto, si tracciarono lunghi e impegnativi percorsi per gare strepitose e impegnative, si allestirono i primi impianti di risalita sui pendii vicino all’abitato. A beneficiare di tale fermento furono in tanti e anche alcuni valligiani si distinsero per abilità imprenditoriale. O per capacità atletiche”.
Tra gli sportivi, spinti dall’agonismo spicca Pietro Maria Castagneri, lo sciatore veloce come il vento, mitico campione locale, e per questo soprannominato L’Aria che il 25 marzo sarà ricordato dalla figlia Paola Antonia.
Oggi che le nevi scarseggiano e i sogni audaci di tante vicende eroiche riemergono tra le complessità del presente, è utile ripercorrerle per dare nuove prospettive alle mutate e sempre mutevoli esigenze del turismo. Ad esempio la Val d’Ala – che occupa una parte di rilievo nel volume – ha rappresentato l’inizio dell’installazione di risalite meccaniche nel comprensorio, sia ad Ala di Stura che a Balme, fin dall’ormai lontano 1954.
Il “viaggio” proposto dal libro, porta alla luce tante vicende dimenticate.”Lavorando per oltre due anni, prima all’idea e in seguito alla realizzazione di Nevi perdute – afferma Audisio – mi sono reso conto di quanto sia labile la reminiscenza dei tempi recenti. È forse più facile indagare su accadimenti lontani che riportare eventi vicini a noi, vissuti o sentiti raccontare da anziani o da persone da poco scomparse. All’inizio nessuno sapeva ricostruire questi fatti quotidiani o aveva vaghi ricordi. Poi, poco alla volta, aiutandosi con articoli di giornali, documenti d’archivio e materiali promozionali è stato imbastito lo scheletro della ricerca, via via completato da informazioni, testimonianze dirette o indirette e, in particolare, verificando il tutto con molti controlli incrociati”.
Pregio dell’opera, di ottimo livello qualitativo, è anche l’apparato iconografico, parte fondamentale dell’indagine. Le fotografie e i documenti attestano i momenti salienti, le trasformazioni ambientali e i personaggi protagonisti delle vicende trattate. L’edizione dell’opera è stata curata da Bruno Maria Guglielmotto-Ravet, garanzia dell’alto livello dalle pubblicazioni della Società, a cui si devono l’editing finale, l’impaginazione e la cura della stampa, oltre a importanti contatti e integrazioni di notizie.
Il volume, ampiamente aperto al contemporaneo, non ipotizza soluzioni finali; non era la missione del progetto. La conclusione – riepiloga Audisio – resta comunque aperta. “Non c’è più spazio per avventurarsi oltre in “altri” scenari. A questo punto, dobbiamo solo pensare al futuro, un domani tutto da costruire su nuove basi. Poiché non esiste mai una conclusione, ma solo l’inizio di qualcos’altro”. E le “storie” raccolte nelle Valli di Lanzo ampiamente lo dimostrano.