Rifugio Santner, un obbrobrio. 10mila lo bocciano
Successo per la petizione online del Team K contro l’ampliamento del rifugio Santner sul Catinaccio Il consigliere Köllensperger al quotidiano Corriere dell’Alto Adige del 5 marzo dichiara: “I cittadini difendono le Dolomiti, al contrario della Provincia”
Diecimila firme in pochi giorni. A prescindere da come la si pensi sull’impatto visivo e ambientale del Rifugio Santner, la petizione lanciata dal movimento politico Team K sul portale online “change.org” sta avendo un impatto enorme: “Direi pure inaspettato. Ma va benissimo così, significa che è una cosa sentita”, commenta il presidente del Cai altoatesino Carlo Alberto Zanella. L’associazione alpinistica italiana, assieme all’Alpenverein, è da sempre in prima linea contro il restyling e il conseguente aumento di cubatura del rifugio che domina il Catinaccio e tanto divide l’opinione pubblica. “Un obbrobrio”, lo definisce Zanella senza troppi giri di parole.
La battaglia delle associazioni è stata raccolta politicamente dal Team K: il partito guidato da Paul Köllensperger ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bolzano e alla Corte dei conti in merito al terreno che la Provincia ha ceduto alla società proprietaria del rifugio. Parallelamente, è stata lanciata la petizione online: “Aiutaci a fermare la (s)vendita delle Dolomiti” è l’appello che ad oggi conta oltre 10.300 sottoscrizioni: “La recente megaespansione del rifugio Santner ha sfregiato questo paesaggio da favola: da un piccolo rifugio di montagna in legno, perfettamente inserito nel contesto, si è passati a una nuova, enorme struttura metallica a tre piani dalla cubatura, otto volte maggiore, visibile addirittura da Bolzano. E tutto questo — denunciano i promotori della petizione — in un’area che fa parte di un parco naturale provinciale, sito Natura 2000, inserita nella prestigiosa lista dei beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco”.
Il Team K crede che ci siano gli estremi per un intervento della magistratura, sia di quella ordinaria sia di quella contabile, soprattutto alla luce del prezzo pagato per il fondo di 900 metri quadrati su cui sorge il rifugio: “Solo 27 mila euro, cioè la metà del costo di un garage in città a Bolzano. Praticamente un regalo”, rilancia Köllensperger.
Il consigliere provinciale non rinuncia alla stilettata nei confronti dell’esecutivo: “I cittadini hanno dimostrato di essere pronti a difendere le Dolomiti, al contrario della Svp e della giunta. Inoltre, la Volkspartei ha bocciato il nostro disegno di legge che vietava la svendita del nostro patrimonio naturalistico in futuro. Probabilmente vuole tenersi le mani libere per poter svendere le nostre montagne ai loro amici”.
Fonti della Provincia però difendono l’operato degli uffici competenti. Si respira una certa sicurezza che tutto si chiuderà con un nulla di fatto perché non ci sarebbero irregolarità. E c’è chi vede nella mossa del Team K solo la voglia di farsi un po’ di pubblicità politica alle spalle dei funzionari provinciali. Intanto però c’è un altro dato interessante: la stragrande maggioranza delle oltre 10mila firme raccolte viene da italiani non residenti in Alto Adige. Segno che il tema è sentito in tutto il mondo ambientalista: “È’ importante dare spazio a questi temi, anche perché questo rischia di essere un precedente. Ci sono altri casi simili: penso alla funivia di Tires, o alle proposte del Veneto che vuol fare i collegamenti tra Cortina e Arabba. Tutto in sfregio alle direttive di Natura 2000”, conclude Zanella.
Le oltre diecimila firme sono accompagnate anche da numerosi commenti indignati che compaiono sul sito di change.org. Tra questi ce n’è uno, a firma di Michele Porcu, che bene li riassume tutti: “È’ un precedente gravissimo. Il turismo, dopo aver deturpato le valli, ora sta snaturando le cime. Non si è imparato nulla dallo scempio delle coste e delle isole, iniziato molto prima di quanto avvenuto in montagna. Posti meravigliosi trasformati in orribili supermercati del turismo facile. Senza rispetto, senza sensibilità, senza visione. I rifugi — conclude il firmatario della petizione — non devono essere trasformati in alberghi sempre più grandi. Le zone protette, e da proteggere, devono rimanere pubbliche”.