Da cittadelle della neve a palestre a cielo aperto
Ma allora gli impianti di risalita e la neve programmata non sono così indispensabili come vogliono far credere gli operatori del turismo invernale. Rosalba Franchi di Vie Storiche ha riferito nei giorni scorsi in MountCity che, anche se privati dei suoi sette impianti, i piani di Artavaggio in Valsassina sono rimasti un paradiso. Dovrebbe essere la riprova che un paradiso deprivato delle piste di sci evidentemente può ancora essere definito tale.
Era rimasta impressionata la gentile Rosalba dallo splendore del panorama e dall’accurato servizio di un vecchio rifugio oggi molto attivo e frequentato. Casi simili non mancano nelle Prealpi Lombarde ma neanche nel Trentino dove lo sci è di casa da generazioni. Si stupiscono anche i cronisti del quotidiano L’Adige che la Panarotta sia sempre viva e apprezzata, anche senza impianti. Tanta gente con ciaspole, slittini, sci da alpinismo. I gestori dei locali ne sono certi e assicurano che “nessuna differenza si è notata rispetto agli altri anni”.
Matteo Anderle, imprenditore, presidente della Panarotta srl: “È come se fosse un albergo in ristrutturazione, siamo pronti a riaprire a patto che il progetto sia condiviso da tutti. Gli impianti sono chiusi. Ma non per questo la Panarotta è rimasta in silenzio, spopolata. La dimostrazione la offrono le persone che, ogni settimana, raggiungono la montagna per una ciaspolata, una camminata, un’escursione, una tappa allo chalet o agli alberghi poco più a valle. Soprattutto nel fine settimana la montagna si anima. Complice un meteo che, finora, ha regalato sempre giornate soleggiate, la Panarotta è diventata una vera e propria palestra a cielo aperto per tutti”.
“Gli impianti chiusi portano persone che altrimenti non sarebbero mai arrivate qui”, racconta a sua volta Igor Iobstraibizer allo Chalet di Panarotta, “perché tutti questi bambini con le slitte, queste famiglie, queste persone con gli sci d’alpinismo non li avremmo mai visti. Finora abbiamo sempre lavorato bene, oltre ogni aspettativa. Fino all’Epifania eravamo aperti tutti i giorni, poi solo nel fine settimana”.
“Se guardiamo ai numeri”, aggiunge Lorenzo Eccher della ristomalga Montagna Granda, “non possiamo dire di aver notato differenze quest’anno. Sotto le feste abbiamo lavorato alla grande”.
“La Panarotta è viva”, aggiunge Anderle dietro il bancone dell’albergo Aurora al Compet, “e le persone che la vivono ogni settimana non mancano. La montagna non è stata abbandonata. La voglia di fare e la speranza per il futuro non ci sono mai mancate”.
Quale sarà il futuro della Panarotta è ancora presto per dirlo. Gli eventi organizzati di recente, come i test di scialpinismo in notturna, e altri simili che seguiranno a breve (li organizza il negozio Ferrari Sport di Pergine), registrano il pienone.
La Panarotta insomma piace e attira flussi notevoli di turisti anche se la neve si è dimezzata. È il quadro delineato da Legambiente che reputa preoccupante la carenza di neve con il 53% in meno sull’arco alpino, e in particolare la situazione del bacino del Po, con un deficit del 61%, secondo i dati di Cima Research Foundation. Saranno mai possibili le belle nevicate di un tempo? (Ser)