Alpi del Sole verso il numero chiuso

Trionfali squilli di tromba dalla Provincia Granda. La Sezione di Cuneo del Cai, nata nel 1874, ha superato le tremiladuecento adesioni. “Con duecento soci in più rispetto all’anno prima”, conferma il presidente Paolo Salsotto. Altra buona notizia. Crissolo, il comune ai piedi del Monviso, è entrato nella rosa dei Villaggi degli Alpinisti sostenuta dal Club Alpino Italiano. Ne dà l’annuncio la bella rivista bimestrale Alpidoc, organo ufficiale delle Alpi del Sole.  

Peccato che le cime non siano più quelle di cinquant’anni fa. Sempre più infragilite, erose da frane, cadute di massi. Urgono sensori per definire meglio la situazione in vista della buona stagione. Discretamente sta però andando il turismo. Quello estivo perlomeno. Tant’è vero che si continua a discutere sul tema controverso delle valli a numero chiuso. Dei limiti da porre al turismo si è parlato anche in mountcity con l’intervento di noti esperti.  Comunque va ribadito che si prevede un’estate alla grande, come si legge nelle pagine de La Stampa.

Il non mettere argini ai flussi finisce per costituire un danno al turismo stesso? L’ipotesi non è campata in aria. Del resto, che la montagna sia di tutti ma non per tutti è un dato di fatto. E’ un problema che sta a cuore alla Commissione per la Protezione delle Alpi, impegnata a rivedere il modello prima che sia il clima che cambia a imporlo. Gli scenari sono ben delineati: entro il 2050 si estingueranno gli ultimi ghiacciai e la temperatura aumenterà anche di un grado. Fa paura il permafrost, il cemento delle rocce che si sta liquefacendo mettendo in crisi la stabilità dei rifugi mentre si fanno insostenibili i problemi di disponibilità idrica che inducono forzatamente a chiusure anticipate delle strutture. 

La parola desertificazione nelle Alpi del Sud corre intanto su tutte le bocche. Risultato: la quota delle latifoglie si sta spostando di un metro verso l’alto ogni anno, e forse si assisterà a una perdita di biodiversità. Ma non meglio vanno le cose sul fronte orientale, nel Bellunese stravolto da stili di vita dominati dalla legge del consumo a oltranza. Laggiù l’impressione è che la montagna stia precipitando in un lungo, rigido, impietoso inverno senza neve. O almeno questo si legge sui giornali locali, testimoni di questo irreversibile precipitare. (Ser)

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