Prealpi da scoprire / Sparite le piste, è subito paradiso

Rosalba Franchi di Vie Storiche ci conduce tra gli splendori dei Piani d’Artavaggio, in Lombardia, dove tre generazioni di rifugisti svolgono da 55 anni la loro attività al rifugio Nicola. E dove un tempo si sciava con sette impianti di risalita.

Posto a circa 1900 metri di altitudine, con la caratteristica architettura piramidale ispirata al vicino monte Sodadura, il rifugio Nicola è un piacevole punto di sosta per chi sale dalla stazione a monte della funivia di Moggio e per chi percorre i sentieri che mettono in comunicazione i Piani di Artavaggio con i Piani di Bobbio o le valli bergamasche. Fino a circa venti anni fa su questo pianoro si sciava con sette impianti di risalita e una ventina di chilometri di piste. Oggi, a causa della scarsità di precipitazioni nevose, gli impianti sono stati rimossi e rimangono solo alcuni tapis roulant nei pressi della funivia e brevi piste per i campi scuola. Walter, il più giovane degli Esposito, gestori del rifugio, non sembra particolarmente preoccupato per questa mancanza, al contrario. 

“In inverno, senza piste, i Piani di Artavaggio sono diventati il paradiso per i camminatori che possono muoversi indisturbati senza incorrere in divieti” sostiene soddisfatto della buona affluenza di persone soprattutto nel fine settimana per il pranzo.

Il rifugio Nicola e, in apertura, una veduta invernale dei Piani d’Artavaggio in Valsassina (ph. Dario Monti / Vie Storiche)

“La cucina è aperta fino alle 16” reca scritto un cartello affisso alla porta d’ingresso e l’ospitalità è sempre calorosa nell’accogliente sala da pranzo o sui tavoli allestiti sulla terrazza panoramica da cui è uno spettacolo la vista sull’inconfondibile Resegone. Non mancano mai i piatti e i dolci della cucina locale serviti con professionalità e cortesia.

La famiglia Esposito abita stabilmente al rifugio Nicola e lo tiene aperto in ogni stagione. Solo da quest’anno resta chiuso il martedì, giorno in cui non funziona la funivia. Nella giornata di chiusura la famiglia è impegnata nella discesa a valle per i rifornimenti di viveri e di tutto ciò che è necessario per il funzionamento del rifugio. Un impegno e un servizio che viene assicurato da oltre cinquant’anni grazie ad un lavoro assiduo e un grande amore per queste montagne.

Una sosta al rifugio può riservare anche piacevoli incontri. Un ultranovantenne Ragno di Lecco racconta con entusiasmo le sue salite al Nicola dal fondovalle quando la funivia, aperta negli anni Sessanta, ancora non funzionava.

Tempi passati che oggi sembrano lontanissimi: li ricordano anche le belle fotografie in bianco e nero appese all’ingresso della stazione funiviaria. I primi sciatori in fila sulle piste e metri di neve sulle poche baite e sulla cappella della Madonna della neve. Ricordi carichi di nostalgia per chi quegli anni li ha vissuti, preziose testimonianze di storie e paesaggi assai differenti da quelli che vediamo oggi per chi allora non c’era.

Rosalba Franchi

www.viestoriche.net

“Birre d’alta quota” e piatti tipici allietano le soste al rifugio Nicola

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