L’arte della tessitura / Una riscoperta continua

Ho imparato a tessere seguendo un corso promosso dall’Unione dei Comuni della Versilia, tenuto da Paola Aringes, ma già negli anni precedenti mi avvicinai alla tessitura, essendo una parte della storia che custodisco e coltivo, insieme con mio marito Michele Armanini, a Casa Colleoni con il Museo dell’Alpeggio e dell’Identità Apuana. Seguendo Michele durante le sue interviste e ricerche etnografiche, mi sono imbattuta in telai dismessi e anziane tessitrici che, in tempi non troppo lontani, contribuivano a quella che era un’economia domestica con ripercussioni sociali e anche culturali. La tessitura è un’antica arte tramandata di madre in figlia, dove quest’ultima era iniziata alla lavorazione fin da piccola, contribuendo nella preparazione dell’ordito. 

Nella lavorazione non c’è nulla di semplice e soprattutto nulla è lasciato al caso: a ogni fase, le tessitrici usavano farsi il segno della croce come benedizione, nella speranza che non vi fossero intoppi. L’arte del telaio è un’arte paziente e minuziosa. Si inizia col progettare il tessuto che si vuole ottenere, partendo dal tipo di disegno e dal filato che si vuole utilizzare in relazione all’effetto finale. 

Per arrivare all’opera finita si passa attraverso diverse fasi di lavorazione che vedono l’utilizzo di vari strumenti come l’orditoio, pettini, verghe. Il telaio, totalmente smontabile, è costituito da diverse parti, ognuna col proprio nome, ed è su di esso che si “caricano” i fili dell’ordito. La trama viene realizzata con l’uso della navetta, compattata dal battente e determinata dal movimento dei pedali a cui sono collegati i licci. 

Simona Pierotti e il suo magico telaio.

Mani e piedi lavorano in sinergia per creare una magica alchimia di colori e di rilievi al suono del telaio che con ritmo costante scandisce il tempo. Se si usano fili molti fini, il lavoro corre lento, ma il risultato rappresenta un’enorme soddisfazione. Gli effetti che si possono ottenere dipendono dai colori che si usano non solo in trama ma anche in ordito.

Il primo telaio che ha accompagnato la mia famiglia lo ritrovo nei racconti di mio nonno Giustino. Una brava “tessandra” mi diceva che fosse la sua bisnonna Giustina, che poi aveva tramandato l’arte alla figlia Emilia Pieruccioni (la cosiddetta “zia Mì”). Probabilmente nella genetica di famiglia l’arte di tessere è rimasta ed è sopravvissuta arrivando fino a me. Ora ne raccolgo il testimone ricostruendo un patrimonio culturale, artistico e storico. Le armature (ovvero i disegni) erano tramandate attraverso schemi e appunti che a leggerli senza una persona che ne conosca la realizzazione, sono molto difficili da interpretare, anche perché sono incompleti, avvalendosi della memoria e della “meccanicità” con cui, a forza di abitudine, si tesse. 

Ho la fortuna, in questo, di aver scambiato opinioni con la signora Lida Fornari, tessitrice di origini di Levigliani nipote di Angiolina Vannucci (di quest’ultima si parla nel Museo Etnografico allestito nel Palazzo Mediceo di Seravezza, nella sezione dedicata alla tessitura).  Il sapere della signora Lida lo devo tutto sperimentare, riportandolo sugli strumenti che possiedo. In questo senso,l’arte della tessitura, ai giorni d’oggi, si carica di un nuovo valore che è quello di una riscoperta continua. La cosa si fa più affascinante quando l’ingegno si fa più acuto e la stanza di una tessitrice si arricchisce di strumenti anche autoprodotti che servono per le varie fasi di lavorazione: orditoi, guindoli, pettini di diverse misure (tutti in canna), cannelli, rastrelli, passine… 

Il mio telaio è di produzione finlandese e scriverà una storia diversa nella sua unicità, comprato dopo aver cercato un vecchio telaio locale. Purtroppo, se si trovano ancora, i telai sono in uno stato disastroso: sempre smontati (per cui risulta difficile rendersi conto dell’effettiva completezza strutturale) e con parti ormai deteriorate. Un patrimonio artistico, ahimè, ormai tramontato.

Un tempo si tesseva per necessità, oggi lo si fa per lo più per diletto, anche se si intravede una nuova “primavera” per questo tipo di produzione di nicchia. Si tratta di un’arte profonda e di molteplici sfaccettature. Con il mio telaio ho portato la tradizione delle montagne al mare avendo il mio spazio di lavorazione nel sottotetto dello studio a Forte dei Marmi, nella casa di famiglia dove il mio bisnonno Raoul Francesconi, primo presidente della sezione CAI di Forte dei Marmi (fondata nel 1938), ne fece la sede e punto di incontro degli appassionati locali, intellettuali e imprenditori che hanno gettato le basi di un “connubio mare-monti”. 

L’appartenenza alle montagne e al mare contemporaneamente è una cosa che noi Versiliesi portiamo nel nostro cuore e trasferiamo in ciò che facciamo. 

Simona Pierotti

Testo tratto dalla rivista “Dal Mare alla Montagna” 2020/2021.

Le foto sono di Veronica Pierotti.

Info: Casa Colleoni Collection.

casacolleoni@gmai.com

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Un pensiero riguardo “L’arte della tessitura / Una riscoperta continua

  • 22/02/2023 in 14:47
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    Complimenti Simona, hai una passione da invidiare. Mi piacciono molto i tuoi tessuti.

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