Letture / Educazione sentimentale di un escursionista

La storia di un uomo di pianura e di metropoli – l’autore stesso, Alberto Rollo – che ha sempre guardato alla montagna come valico, come salita, come percorso verso il cielo è raccontata nel libro “Il grande cielo. Educazione sentimentale di un escursionista”, uscito nella collana di narrativa “Passi” di Ponte alle Grazie e Club Alpino Italiano (208 pagine, 16 euro). Per Rollo il camminare verso l’alto rappresenta un’avventura che non si è mai trasformata in prestazione sportiva, ma che ne ha nutrito l’immaginazione e il sentimento. Dopo il grigio, il piatto, il cielo basso, la mancanza di orizzonte si ha in effetti bisogno di raggiungere quelle terre dove il cielo è più grande e pieno di respiro. Per immergersi in queste altezze è però necessario venire educati alla montagna, che poi educherà noi se sapremo ascoltarla con attenzione. 

E poi ancora, l’autore spiega che il passo della montagna è fondamentale perché impari il ritmo. E il ritmo lo detta lei. “Sono molto affezionato”, racconta Rollo, “alla valle delle Cime Bianche in Val d’Ayas, che va difesa perché stanno minacciandola con degli impianti.

“E’ un andare quello di Rollo”, scrive a sua volta il suo amico Paolo Rumiz nelle pagine del quotidiano La Repubblica, “con uno zaino carico di storie, in un ‘eruttare di emozioni’ che continua a lasciare sedimenti”.

Nato a Milano, Rollo è scrittore, critico, traduttore e figura significativa dell’editoria italiana. Operatore culturale, grande appassionato di musica, è traduttore, fra gli altri, di Jonathan Coe, Steven Millhauser, Truman Capote, Henry James. Ha pubblicato “Un’educazione milanese” (2016, finalista al Premio Strega 2017), “L’ultimo turno di guardia” (2020, Premio internazionale L’Aquila, terna finalisti al Premio Napoli) e “Il miglior tempo” (2021).


La copertina del libro fresco di stampa. Nella foto in apertura l’autore in montagna © Ponte alle Grazie

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