Vie Storiche / Quando “andava” la filanda
Vie Storiche è l’unico web site in cui i luoghi e le strade sono raccontate con gli occhi dei viaggiatori di un tempo.“Sono passeggiate che necessitano poco impegno fisico e poco tempo, ma talvolta anche esperienze forti per chi desidera incamminarsi lungo le mulattiere alpine fino ai passi innevati”, spiega Dario Monti, che da una ventina d’anni abbondante gestisce il sito insieme con la moglie Rosalba. Ed è la gentile Rosalba che questa volta riserva ai lettori di mountcity.it il resoconto di una visita al Museo Etnografico dell’Alta Brianza (foto qui sotto) e al Museo della seta Abegg. Al piede di quest’articolo i link per completare entrambe le visite.
Non è semplice l’allestimento di un museo etnografico che, oltre all’esposizione di oggetti della cultura materiale e strumenti di lavoro, sappia coinvolgere il visitatore in un percorso multimediale ed interattivo a ritroso nel tempo. E’ un obiettivo pienamente raggiunto dal Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB) di Galbiate, una preziosità che arricchisce l’offerta culturale del Parco Monte Barro.
A circa un chilometro da Villa Ballabio-Bertarelli, nota soprattutto per la bellezza dei suoi giardini e sede del Parco, si raggiunge il museo ospitato nel nucleo di Camporeso, un isolato agricolo di origine medioevale immerso in un paesaggio di grande interesse. A valle la vista si apre sul lago di Annone, sulle colline e le montagne che lo circondano, a monte sull’eremo e il Monte Barro con i suoi rilevanti siti archeologici.
La composizione del suolo e l’esposizione particolarmente soleggiata di queste terre hanno favorito la coltivazione di viti ed olivi sui terrazzamenti e, in un passato recente, la bachicoltura. In una serie di abitazioni contadine ristrutturate e riadattate con maestria, ha trovato sede il Museo Etnografico inaugurato nel 2003 per far rivivere la cultura materiale delle persone che hanno vissuto e lavorato in questo territorio lasciandoci inestimabili testimonianze.
Il museo prende vita attraverso i volti, le voci, gli oggetti, i gesti della vita quotidiana e delle attività lavorative: il locale per l’allevamento dei bachi da seta con le tavole riempite di foglie di gelso, la cucina con il grande camino, la stalla, il portico, la cantina. Gli strumenti utilizzati per la raccolta del granoturco, la fienagione, la coltivazione della vite e la produzione di vino.
E poi spazi dedicati a laboratori didattici, conferenze ed esposizioni temporanee (attualmente è in mostra “L’arte del bottaio”), la stanza dedicata al flauto di Pan, strumento folkloristico rappresentativo della zona completano il percorso che le guide volontarie illustrano ed approfondiscono con molta passione e competenza.
Nessun particolare sembra lasciato al caso; anche le testimonianze orali con il largo utilizzo del dialetto sollecitano la riflessione su linguaggio, abitudini e stili di vita che hanno caratterizzato ampie fasce di popolazione in un’epoca relativamente recente ma che avvertiamo assai lontana dal presente.
Vite di persone umili e silenti, lontane dalle scene ma il cui esempio di dignità e lavoro hanno costituito una ricchezza che non ha prezzo. Ad essa il museo rende il degno tributo cercando di stabilire un legame indissolubile tra le generazioni passate e quelle presenti.
In un ideale percorso incentrato su una delle attività più importanti di questo territorio, la bachicoltura e la produzione della seta, è d’obbligo la visita al vicino Museo civico Abegg di Garlate.

(ph. Vie Storiche)
In una storica filanda convertita in museo dal 1953, sono esposte rare testimonianze dell’industria serica. Dall’allevamento del baco da seta alla produzione del prezioso filato nelle sue diverse fasi di lavorazione attraverso i macchinari per la trattura dei bozzoli, la realizzazione di filati con torcitoi circolari e lineari.
Sorprendente è poter assistere, nel corso della visita guidata, alla messa in funzione delle macchine di cui si possono scoprire le diverse particolarità ed ascoltare i rumori che esse producevano all’interno dei vasti padiglioni dove lavoravano, in condizioni estremamente faticose, soprattutto donne e bambine.
All’esterno del museo è stato per concludere realizzato un interessante gelseto che permette di conoscere diversi esemplari provenienti da vari Paesi del mondo di questa pianta, preziosa fonte di reddito per numerose famiglie contadine dei secoli passati.
Rosalba Franchi
meab.parcobarro.it
Di notevole interesse.