Ricerche / L’alpinismo e il senso della vita
La psicologa americana Lee Davidson, docente alla Victoria University di Wellington, ha condotto una ricerca su un gruppo di 22 alpinisti neozelandesi riscontrando in loro un forte senso di identità. Ne dà notizia Fabrizio Torchio sul quotidiano L’Adige spiegando che l’arrampicata fornisce l’opportunità di mettersi alla prova in un ambiente in cui commettere un errore significa pagarlo: il pericolo è calcolato, e le abilità acquisite aiutano ad affrontarlo.
Molti degli intervistati a quanto si apprende hanno spiegato che la montagna è divenuta per loro un punto di riferimento, una solida base attorno alla quale ruota tutto il resto. Lo conferma anche Renzo Luca Carrozzini, psicologo e psicoterapeuta secondo il quale la vetta, dal punto di vista simbolico e immaginativo, ha un grande e importante significato per l’alpinista. Del resto, in tutte le religioni Dio è posto sempre in alto. E così, se pensiamo al Paradiso, lo immaginiamo lassù, nel cielo, in alto. L’alto è il luogo “sacro”, il luogo di mete, di traguardi, di aspirazioni e della spiritualità.
In contrapposizione abbiamo il basso, posizione che simbolicamente rappresenta gli istinti e le pulsioni, ed è lì che immaginiamo l’Inferno. “La cima è un vertice, è sicuramente un traguardo significativo. Un proverbio dice che se devi vedere il piano devi salire il monte: per gustare la vita e la normalità devi salire, camminare, muoverti, uscire dall’immobilismo. Ma perché si accetta un’attività che presenta margini elevati di rischio? “Se mi pongo degli obiettivi con una certa serenità e senza l’ansia e l’esaltazione del risultato”, risponde Carrozzini, “il senso della vita mi fa percepire che ci sono sempre e naturalmente dei limiti. Ne segue che si accettano dei rischi nella misura in cui abbiamo la sensazione di poterli controllare. In Nuova Zelanda, Lee Davidson ha trovato come denominatore comune fra gli alpinisti il senso di identità, il riconoscersi nel raggiungimento di certe mete come obiettivo di vita. Porsi queste mete e fare un cammino verso di esse è un percorso per prove ed errori: provo finché posso, valuto i miei limiti.
Che tipo di persone sono gli alpinisti? Sono determinati, controllano bene le situazioni? “In genere sì”, risponde la Davidson. “Il vero alpinista è in grado di valutare passo dopo passo, lungo il percorso, come si sente e come va. La fatica che fa deve avere un feedback, gli deve comunicare molte importanti sensazioni. E poi l’uomo ha bisogno di misurarsi, di sfidare se stesso. Non tutti lo fanno in montagna. L’importante però è riuscire a dare un senso alla propria vita e l’alpinismo è uno dei tanti modi che ti aiuta a percepire chi sei e quanto vali”.