Letture / Noi e l’ambiente in cinque capitoli

Il nuovo libro dell’antropologo Andrea Staid “Essere Natura” (Utet – De Agostini Libri, 144 pagine, 15 euro) viene presentato lunedì 9 gennaio a Milano alle ore 19 presso Verso Libri in corso di Porta Ticinese, 40. Definito dall’autore “uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente”, il volume vuole essere un contributo non solo alla comprensione di un concetto che è quello della pluralità eco-sistemica o multi-naturalista, ma soprattutto essere un manifesto per la presa di coscienza che per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, per salvarci dal disastro, è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura”.

Per secoli abbiamo considerato il pianeta come una risorsa inesauribile, da sfruttare e piegare per i nostri interessi: abbiamo deviato fiumi, estratto dal suolo combustibili, ricoperto il terreno di cemento e riempito l’aria di sostanze chimiche, non curandoci delle conseguenze che questa attività forsennata aveva sulle altre specie che popolano la Terra. In preda a un’avida sete di devastazione abbiamo proclamato il nostro dominio, trasformandoci in predatori del mondo intero. 

Ma siamo davvero così diversi e superiori rispetto a tutti gli altri esseri viventi? L’antropologo Andrea Staid, intrecciando la storia del pensiero occidentale con esempi di vita quotidiana, ripercorre l’evoluzione dell’antropocentrismo europeo che ha determinato il dualismo tra natura e cultura, permettendo così all’uomo di servirsi degli ecosistemi come risorse produttive per arricchire se stesso.

Colonialismo ed estrattivismo diventano le chiavi per capire come abbiamo agito sull’ambiente in nome di un progresso sfrenato, che ha rotto equilibri sociali e naturali. La sfida del nostro secolo consiste nello sviluppare un approccio differente, ecologista, che tuteli davvero l’ambiente anche a costo di ridurre sensibilmente la crescita economica; il pianeta appartiene a tutti e ciascuno di noi è chiamato a cambiare il proprio stile di vita, facendo di giorno in giorno piccole scelte davvero sostenibili.

Il critical gardening, la spesa responsabile e il riciclo dei rifiuti sono solo alcune delle possibilità che Staid propone per iniziare a declinare nel quotidiano un’idea di mondo e di ecosistema interconnessi con le nostre vite: un’idea da preservare, se vogliamo salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza sulla Terra. Staid è docente di Antropologia culturale e visuale alla Naba di Milano e di Antropologia culturale all’Università di Genova. Dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Tra i suoi libri, tradotti in Grecia, Germania, Spagna e Cina, ricordiamo Abitare illegale. Etnografia del vivere ai margini in Occidente (2017), Contro la gerarchia e il dominio. Potere, economia e debito delle società senza stato (2018) e La casa vivente. Riparare gli spazi, imparare a costruire (2021). Collabora con diverse testate giornalistiche, tra le quali “Il Tascabile”.

Nei cinque capitoli del volume (Natura/cultura, Colonialismo e antropocentrismo, Estrattivismo ed ecocidio, Il racconto e la scoperta della soggettività delle altre specie, La natura ci cura: l’orto e il paesaggio come comprensione e cambiamento), uniti alle conclusioni con appendice etnografica, Staid ci racconta e fa raccontare sia le criticità attuali che possibili spinte e prassi di cambiamento. Il messaggio di Staid in definitiva non è privo di speranza. E, anche se fosse una lotta senza speranza, varrebbe comunque la pena di ingaggiarla.

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