“Olimpiadi sostenibili? Mai state tali”
Nella lettera del 1° gennaio inviata da Luigi Casanova al direttore del quotidiano “L’Adige” emerge l’invito a riflettere sui costi esorbitanti delle Olimpiadi Milano-Cortina. “Per quindici giorni di gare”, osserva l’ambientalista nel suo scritto, “non si possono sconvolgere vallate intere imponendo ai territori strutture insostenibili nel tempo”.
Il 31 dicembre 22 il direttore de L’Adige ha scritto un editoriale sul superamento della pista olimpica di pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè dal titolo “Le Olimpiadi e la sostenibilità” entrando nel merito dei costi troppo alti (65 – 70 milioni di euro, costi di gestione vicini al milione di euro l’anno). Come alcuni ricorderanno il CONI e CIO, fin dal 2019, hanno inteso portare le gare a Milano, ad Assago. Per motivi tecnici l’impresa risultò però impossibile. Se si abbassavano le piste per costruirvi i due campi, gara e allenamento, si veniva a incidere in modo abnorme la falda acquifera della città. Se ci si alzava, si sarebbero superati i limiti di altezza per le rotte verso gli aeroporti milanesi. Quindi la speranza è stata che Baselga di Piné nel Trentino investisse in sobrietà nel nuovo impianto. “Invece”, osserva Luigi Casanova nella lettera in questione, “si è voluto strafare tanto da portare la Fondazione Milano – Cortina 2026 a rivedere il progetto. La decisione sarà presa entro il 15 gennaio”.
Al direttore del quotidiano Pierluigi Detentori il presidente onorario di Mountain Wilderness Italia si rivolge ora con una lettera inviata il 1° gennaio. Significativo il titolo: “Olimpiadi sostenibili? Mai state tali”.
“Per quindici giorni di gare”, osserva Casanova nel suo scritto, “non si possono sconvolgere vallate intere imponendo ai territori strutture insostenibili nel tempo. Non è un caso che tutte le città candidate nell’arco alpino a seguito di referendum locali (solo in Italia non si possono tenere) abbiano rinunciato: Milano – Cortina è risultata vincitrice solo grazie alla fragilità della candidatura svedese. In Italia si somma poi il solito malcostume politico e imprenditoriale: alle opere strettamente necessarie agli eventi sportivi si aggiungono assurdità mostruose. Circonvallazioni insostenibili e da tempo bocciate in percorsi democratici, collegamenti sciistici che qualora realizzati priverebbero le montagne di ogni valore, grandi alberghi di lusso imposti fino nei posti più selvaggi e remoti (Auronzo – Cortina). Non c’è limite alla sopraffazione dei beni comuni, si lascia trionfare l’imprenditoria della predazione”.
Casanova fa riferimento nella lettera alla posizione della CIPRA Italia che di recente ha abbandonato il tavolo del confronto fra associazioni ambientaliste e la Fondazione Milano Cortina 2026. “Un tavolo privo di contraddittorio, incontri solo frontali e privi di sbocchi costruttivi”. Più avanti si chiede come si possa parlare di sostenibilità quando tutti gli obiettivi del dossier di candidatura sono stati fatti fallire.
“Olimpiadi a costo zero ci era stato detto: siamo a un insieme di spese che superano i 4 miliardi di euro, molte delle opere previste non saranno terminate prima del 2030. Olimpiadi sostenibili? E’ stata evitata la VAS, strumento di valutazione previsto dalle leggi europee e nazionali per arrivare a commissariare tutte le opere ed impedire la partecipazione di cittadini e associazioni. Olimpiadi condivise? In ogni vallata alpina stanno operando combattivi e preparati comitati che cercano di limitare i danni e le fantasiose imposizioni di amministrazioni comunali o regionali: in Valtellina, nella città di Milano, in Cadore come in Alto Adige e nel Trentino”.
“Le Olimpiadi”, conclude Casanova, “sono un appuntamento di grande sport e incontro (se ripulite dalla politica e dagli interessi internazionali che impediscono a popoli interi di parteciparvi) e vanno sostenute. Cambiando. Da subito, anche mentre si è in corsa. Manteniamo il calendario, 15 giorni di gare concentrati con gli eventi che si disputano solo laddove vi sia la presenza di impianti efficienti e sicuri, gestibili nel lungo periodo a favore delle popolazioni locali. Se vogliamo evitare le speculazioni di cui si soffre nelle Alpi italiane non abbiamo via d’uscita”.