Liberi tutti (di distruggere i sentieri)?

Da qualche tempo se ne parla. La Regione Lombardia mira ad arrivare a un “liberi tutti” sui sentieri alpini riferendosi alla circolazione dei mezzi motorizzati. Ovvero con l’autorizzazione dei sindaci si prospetta la libera circolazione sui sentieri, lungo le mulattiere, nei boschi. Questo il senso di un recente emendamento al progetto di legge N° 241 approvato in data 29 novembre 2022 in Consiglio della Regione Lombardia. Un emendamento che in pratica lascia carta bianca alla distruzione delle vie rurali da parte dei motociclisti. Ma questa è l’aria che tira. E non c’è nulla di cui rallegrarsi.

“Abbiamo appreso dell’emendamento, firmatario il Consigliere regionale Alex Galizzi con Floriano Massardi”, scrive in un comunicato Emilio Aldeghi, Presidente del CAI Lombardia riportando le parole del Consigliere Galizzi ad avviso del quale “con questo emendamento si toglie il divieto assoluto finora esistente di transito con mezzi a motore sulle mulattiere di montagna, divieto che poteva avere deroghe solo dalla Regione. Con tale modifica della legge regionale saranno i comuni a poter decidere come regolamentare l’utilizzo di sentieri e mulattiere. Per esempio, una mulattiera non utilizzata dagli escursionisti potrebbe essere dedicata al transito delle moto, anche a fini turistici”.

Qualche passo indietro ci sia concesso. Di libera circolazione di mezzi motorizzati sui sentieri si parlò già nel 2014. Niente di nuovo dunque sotto il sole. Quell’anno tra la presidenza del Cai e il vertice AMI (Associazione motociclistica italiana) si fece addirittura un accordo per “inaugurare un nuovo corso di reciproca e produttiva convivenza”. L’accordo venne espresso in forma di comunicato stampa congiunto CAI-AMI. Un fatto incredibile che sollevò un vespaio impossibile da dimenticare.

Raccolta di firme

Associazione motociclistica a parte, fu una dura battaglia quella combattuta all’epoca dal Cai regionale contro la sciagurata legge della Regione Lombardia, il PDL 124, che prevedeva la deroga al divieto di circolazione dei mezzi motorizzati sui sentieri, mulattiere e boschi. Battaglia condotta con una raccolta di firme e diversi pronunciamenti del Cai regionale. 

Non ci fu però nulla da fare. La giunta regionale approvò infine la legge e fu una vittoria per la lobby dei venditori di veicoli fuoristrada, di cui l’AMI è come noto  emanazione. Si contarono peraltro diecimila firmatari di una petizione del Cai contro il provvedimento che permetteva ai sindaci di organizzare manifestazioni motociclistiche in deroga ai divieti di circolazione fuori strada in quanto si sarebbe trattato di “un’opportunità per recuperare sentieri abbandonati e favorire il turismo”.

Favorire il turismo?

Mai si era pensato che il turismo potesse essere favorito da queste procedure. Ma questo era quanto deciso dalla Commissione agricoltura della Regione Lombardia, accogliendo alcune varianti al testo originale. Venne così data via libera al PdL 124 “Modifiche ed integrazioni alla l. r. 5 del dicembre 2008, Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale”.

Oggi il Gruppo Regionale Cai Lombardia in sintonia con le commissioni operative regionali esprime forte preoccupazione in merito all’emendamento appena votato riscontrando molte negatività. Ed esce allo scoperto con un comunicato durissimo. “Ci chiediamo”, interviene il presidente Aldeghi, “come possano i sindaci decidere di liberalizzare alle moto i sentieri andando incontro a gravi responsabilità, tra cui eventuali sinistri assolutamente prevedibili data l’elevata frequentazione dei sentieri da parte degli escursionisti. Dovrebbero poi garantire con adeguati stanziamenti il mantenimento dei sentieri in condizioni di sicurezza e stabilità, quando è noto che il passaggio dei mezzi motorizzati scava solchi pericolosi anche dal punto di vista idrogeologico; senza contare che dovrebbero poi assicurare con misure adeguate di controllo il rispetto di eventuali deliberazioni”. 

La raccolta di firme nel mese di giugno 2014 mentre il Cai e la Associazione Motociclistica Italiana stendevano un patto comune per la conservazione dei sentieri. Accordo poi bocciato dagli stessi iscritti al Club alpino.

“Inoltre”, si legge nel comunicato, “è evidente che nel caso di percorsi in aree naturali quali Parchi, Rete Natura 2000, Corridoi ecologici, la modifica del transito non è libera ma richiede la valutazione degli effetti ambientali sulla biodiversità, sicché la modifica appare anche in stridente contrasto con le disposizioni nazionali ed europee in tema di protezione dell’ambiente”.

“In un momento in cui, all’uscita dalla pandemia, abbiamo tutti riscoperto i benefici dell’escursionismo e delle passeggiate sui sentieri e sulla VASP”, è altresì spiegato nel comunicato del Cai Lombardia, “l’emendamento suona davvero stonato e in contraddizione con quanto chiedono i cittadini lombardi. Ci chiediamo perché mai il concetto di montagna libera debba essere associato al concetto di montagna sfruttata. Ci chiediamo perché la politica sia sorda alle vere esigenze della montagna: manutenzione dei sentieri, pulizia degli alvei dei torrenti, rispetto per l’ambiente vegetale ed animale. Crediamo che il termine turismo non sia da associare a pratiche invasive di un ambiente naturale ma alla voglia di apprezzare luoghi come le montagne capaci di ridarci il gusto di vivere in sintonia con quanto di bello la natura ci offre. Crediamo che la politica debba con forza e non con emendamenti come quello recentemente approvato da Regione Lombardia sostenere il concetto di sostenibilità che comprende anche il trattare in modo nuovo le risorse ambientali, con proposte lungimiranti. Riteniamo che il recente emendamento sia una assurda forzatura della legge rispetto alla fruizione dolce sui tracciati montani”.

“Una presa di posizione non inattesa è stata quella del Cai”, si legge altresì il 14 dicembre sul quotidiano La Provincia in un articolo di Fabio Landrini, “ma importante per l’eterno dualismo tra escursionisti e motociclisti in montagna. Come si è visto il Cai Lombardia ha deciso di non stare a guardare dopo l’uscita dell’emendamento al progetto di legge numero 241, seconda legge di revisione normativa approvata il 29 novembre in consiglio regionale”.  Niente di nuovo sotto il sole, occorre ripetere. L'”eterno dualismo” di cui si parla nel quotidiano La Provincia si era già manifestato dieci anni prima dando frutti desolatamente bacati.

Un accordo inopportuno

“È inopportuno attivare tavoli di discussione per trattare con le associazioni di categoria la spartizione dell’uso del territorio…”. Così si espresse nel 2014 la compianta Renata Viviani, presidente del Club Alpino Regione Lombardia, in una lettera inviata il 27 settembre a Umberto Martini, presidente generale del Cai. Si riferiva a quanto pubblicato sul sito istituzionale e, analogamente, sul notiziario on line, in merito all’incontro intervenuto “nel corso dell’estate” tra la presidenza Cai e il vertice AMI (Associazione motociclistica italiana) per “inaugurare un nuovo corso di reciproca e produttiva convivenza”. I virgolettati sono riferiti appunto a quanto risultava scritto su sito riportando per intero le dichiarazioni di Martini e di Paolo Sesti, presidente dell’associazione dei motociclisti in forma di comunicato stampa congiunto CAI-FMI.

Quell’aggettivo “inopportuno” denotò a chiare lettere il clima di disagio che si era creato nel sodalizio. Stava a significare che nel trattare con i fautori dei fuoristrada non si era deliberatamente tenuto conto della dura battaglia combattuta dal CAI regionale contro la sciagurata legge della Regione Lombardia, il PDL 124, che prevedeva la deroga al divieto di circolazione dei mezzi motorizzati sui sentieri, mulattiere e boschi. Battaglia condotta in primavera con una raccolta di firme e diversi pronunciamenti del CAI regionale, come MountCity ampiamente riferì. Una battaglia malauguratamente persa poiché la giunta regionale infine approvò la legge l’8 luglio come era prevedibile nel clima instaurato dal governo regionale. 

Assalto alla diligenza

L’assalto dei motociclisti alla diligenza del Cai si manifestò nel mese di maggio del 2017 anche con un intervento del Corriere della Sera che nelle pagine bergamasche titolò “Pista di enduro con il Cai, è possibile”, riportando una lettera del sindaco Giorgio Gori su “bici e moto per lo sviluppo della Val Brembana”. Erano trascorsi tre anni dal citato accordo del Cai con l’Associazione motociclistica italiana che la dirigenza del Club alpino venne costretta dagli iscritti a rimangiarsi. Peggior passo falso non poteva essere fatto rispetto a quell’accordo nell’intento di “inaugurare un nuovo corso di reciproca e produttiva convivenza” tra escursionisti appiedati e motociclisti. Ma che cosa c’entravano ora le piste di enduro con il Cai? Era forse scritto nel Bidecalogo che il volontariato dovesse prestarsi, come si auspicava, ad agevolare il passaggio dei mezzi motorizzati sui sentieri?

Tornando ai tempi in cui viviamo, la recente presa di posizione del Cai contro la legge normativa approvata dal Consiglio regionale della Lombardia significa che per fortuna i dirigenti del Club alpino sono oggi vaccinati contro perversi accordi con fautori del fuoristradismo motorizzato. E di questo occorre compiacersi. (Ser)

3 pensieri riguardo “Liberi tutti (di distruggere i sentieri)?

  • 22/12/2022 in 08:40
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    Certi politici usano la testa solo per distanziare le orecchie. Stiamo a vedere al primo incidente tra moto ed escursionisti come si regolera’ la giustizia e se magari se la prenderà con il fautore di questa cretinate ( articolo 40 del codice penale).
    Ps
    Ora questi signori hanno proposto anche la caccia nei parchi e nelle aree urbane,sarà tutta da scoprire la reazione del motociclista impallinato mentre percorre un sentiero di montagna.

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  • 20/12/2022 in 13:24
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    “quell’accordo nell’intento di “inaugurare un nuovo corso di reciproca e produttiva convivenza” tra escursionisti appiedati e motociclisti”
    Forse l’intento era far sì che eventuali escursionisti appiedati stanchi potessero far trasportare il loro zaino pesante dai motociclisti.

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  • 20/12/2022 in 11:05
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    Renata Viviani, grande persona mai troppo compianta. Ricordo bene come si inalberò con i vertici CAI dell’epoca e con il loro sostanziale lassismo riguardo la questione “moto sui sentieri”!

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