Montagna sacra / Una proposta che “farà storia”?

I mille e passa firmatari del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso” non sembrano nutrire dubbi: si tratta di una proposta “che farà storia”. La montagna sacra di cui si parla grazie a un’iniziativa che ha trovato il consenso e l’adesione di numerosi esperti e appassionati non ha niente a che vedere, sia chiaro, con la fantomatica e misteriosa montagna di un celebre film del 1973 di Alejandro Jodorowski. Quel monte era situato sull’inesistente Isola del Loto, dove nove saggi conoscevano il segreto dell’immortalità. 

Niente di fantomatico, nessun misticismo risulta a quanto si apprende invece nel progetto che viene presentato, come si legge in Sherpa-Gate, il 26 novembre 2022 alle ore 10 presso la Sala Stemmi del Museo nazionale della Montagna, Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino.  Il progetto, a quanto si è riferito a suo tempo in MountCity attingendo a varie fonti qualificate e che ora viene ufficialmente annunciato e condiviso, è nato per onorare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso “con un’azione di alto profilo, che si spingesse oltre la mera celebrazione”. 

In un’epoca giustamente definita avida di performance e povera di spirito, in una società segnata “dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali”, i sostenitori della Montagna sacra auspicano “che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo (nella foto tratta da “Sherpa-Gate”), un elegante triangolo a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne – ci si astenga dalla ‘conquista’ per riscoprire il significato del limite”. Almeno una cima, appunto. Il che non esclude che altre nuove montagne sacre possano figurare nelle mappe.

Viene altresì precisato, qualora ve ne fosse bisogno, che si tratta di un atto simbolico. “Fermarsi sotto la cima lasciandola ai giochi del vento”, si legge, “è scelta rivoluzionaria per una cultura antropocentrica e ‘padrona’”.

“Niente di confessionale” è un’ulteriore messa a punto visto che da una parte del clero sono giunte garbate riserve sul progetto. Il termine ‘sacro’ va dunque inteso in senso laico, nel segno del rispetto e della contemplazione. Guardare e non toccare. Ma niente di costrittivo, ci mancherebbe: la Montagna Sacra non sarà mai un luogo di divieti. In realtà si vorrebbe che non fossero luoghi di divieti tutte le montagne del mondo nel loro insieme. Il progetto del resto non prevede alcuna interdizione formale. Né, ci mancherebbe, è prevista alcuna sanzione pecuniaria. Molto più semplicemente, l’impegno a non salire alpinisticamente sul Monveso vorrebbe essere “una scelta culturale, un libero ammonimento, un vivissimo auspicio, nella speranza che venga compreso e abbracciato dall’intera comunità”.

Ricco e assortito risulta il ventaglio di sostenitori in forma associativa e individuale: fra i tanti il Club Alpino Italiano e l’Alpine Club di Londra, gli alpinisti Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, Alberto Paleari, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.

Per maggiori dettagli 
www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/

https://www.facebook.com/montagnasacra

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