“Classes de neige”, e se copiassimo dai francesi?

Scuole chiuse per settimana bianca. La proposta, come riferisce il quotidiano L’Adige del 17 novembre, viene avanzata a Trento dall’assessore provinciale al Turismo Roberto Failoni, che punta a far chiudere le scuole in ogni regione d’Italia per una settimana diversa. “Dobbiamo dare alle famiglie la possibilità di frequentare le piste da sci”, spiega l’esponente della giunta, “ne parlerò al più presto con il governo. Potrebbe essere un passo ulteriore verso il rilancio”.

Niente di nuovo sotto il sole. In diversi paesi europei è prevista la sospensione “alternata” delle scuole ai fini turistici. L’idea di far cambiare ambiente a una classe durante il periodo scolastico è nata in effetti a Parigi nel 1950 con lo scopo dichiarato di stimolare l’apprendimento degli allievi. I primi a beneficiarne furono quell’anno gli alunni di una classe di una scuola pubblica primaria di Vanves (Ile-de-France) durante il soggiorno di una settimana a Praz-sur-Arly (alta Savoia). 

L’esperienza venne chiamata “classe de neige” (classe di neve) dal momento che i giovani potevano scoprire la pratica degli sport invernali pur continuando la mattina a seguire le materie scolastiche tradizionali con i loro insegnanti. A partire dal 1953 sotto l’impulso del medico Max Fourestier, l’Educazione nazionale diede il benestare perché altre scuole comincino a organizzarsi. 

L’esperienza si è poi evoluta in Francia nelle “classi di natura”, nelle “classi di mare”, nei “soggiorni linguistici” ecc., tanto che, di fronte alla diversificazione di temi, di durata e di destinazione il nome si è trasformato in un più generico “classi di scoperta”. A usufruirne sono soprattutto gli alunni delle scuole di città, che così hanno la possibilità di scoprire altri ambienti, in particolare di montagna e di mare. 

Il costo del soggiorno, che spesso ha luogo in un centro di vacanze, viene in parte coperto dal Comune di residenza e viene comunque contenuto entro limiti accettabili per le famiglie. Nelle classi di natura o classi verdi, l’attività sportiva può essere l’equitazione, la scalata, la speleologia, la canoa/kayak. Oppure ci si può dedicare alla scoperta dell’ambiente in cui ci si immerge. In tal caso i ragazzi possono scoprire le bellezze naturali da cui sono circondati compiendo escursioni, facendo osservazioni della fauna e della flora.

Durante la delocalizzazione, che dura da una a tre settimane, gli alunni continuano a seguire le materie di studio con i loro insegnanti ma in un ambiente diverso, con un’esperienza di vita collettiva e lontano dalla famiglia. Gli insegnanti fanno lezione la mattina e hanno il supporto di animatori-educatori qualificati che guidano gli alunni durante le attività sportive e le passeggiate alla scoperta delle ricchezze naturali della zona, ma anche delle botteghe artigiane e delle fattorie in modo da far loro conoscere le abitudini di vita degli abitanti del luogo, la loro cultura e le loro tradizioni. Le località di soggiorno sono di norma centri di vacanze concordati con gli organismi di educazione popolare scelti dal Ministero della gioventù e dello Sport. Riusciranno i dirigenti scolastici italiani a prendere esempio? (Ser)

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