Letture / Natura, cultura e segreti del Gran Paradiso
Con il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso esce il nuovo libro di Paolo Paci “L’alfabeto del Paradiso, storia di un Parco nazionale, delle sue cime, delle sue genti” (Corbaccio, 324 pagine, 22 euro). Il libro (vedi locandina) viene presentato domenica 20 novembre alle ore 14 al Museo di Storia Naturale di Milano in occasione della rassegna BookCity.
“Estate 2022. Cammino insieme a una guida naturalistica in Valnontey, all’interno del Parco Naturale Gran Paradiso che compie un secolo di vita. ‘Il Parco è come un libro aperto’ afferma il mio accompagnatore, ‘la differenza è che invece di girare le pagine, bisogna fare un passo dietro l’altro, guardarsi intorno, imparare a vedere’. Qui, in questo angolo di Alpi così perfetto da sembrare irreale”, scrive Paolo Paci, “ogni essere ha il suo nome: lo stambecco, lo scoiattolo, la volpe. Magari non li vediamo, ma sappiamo che ci sono: un ciuffo di peli impigliato in uno steccato, una pigna metodicamente rosicchiata, un’impronta nel fango secco. Li nominiamo, e ci pare di conoscerli meglio, di vederli nelle loro complesse attività. E continuando la mia camminata non sono solo quelli degli animali che ci vengono incontro, ma anche nomi di cime, di valli, di paesi e di uomini, che raccontano una storia iniziata nella prima metà dell’Ottocento da scoprire pagina per pagina, a partire da un re. Quel Vittorio Emanuele II, appassionato cacciatore, che con la sua immensa riserva di caccia (futuro nucleo del Parco), salvò la specie simbolo del Gran Paradiso: lo stambecco”.
“Una storia che ci riporta al presente,”, racconta ancora Paci, “dando voce ai ricercatori, ai guardaparco, alle guide alpine, albergatori, operatori culturali ed economici che costituiscono la vita attuale del territorio alpino. Sempre intrecciata, però, con i personaggi che li hanno preceduti: poeti come Carducci e Giacosa, alpinisti come Chabod e Crétier, scienziati ed ecologisti come Videsott. Lungo il cammino, un universo di vicende diverse, battaglie, scalate, animali mitici, ricette di cucina e persino ballerine del Moulin Rouge”.
Un girotondo in senso orario, viene definito dall’autore, illustre giornalista di viaggio e attuale direttore del bimestrale della Domus Meridiani Montagne, questo nuovo libro. Un viaggio compiuto di valle in valle: Soana, Orco, Rhêmes, Valsavarenche, Cogne. Ed è davvero un’intera enciclopedia quella che Paci sfoglia, passo dopo passo strappando nel lettore più di un sorriso.
Nei sei capitoli, la storia del Parco si sviluppa alternando toni romanzeschi e una particolare visione didattica e antropologica in cui Paci è maestro. Per ogni capitolo la bibliografia comprende libri, saggi, articoli di giornale. Ma ecco, il trentino Renzo Videsott, il primo ecologista, già sterminatore di camosci, al quale fu affidata la gestione del Parco, ci viene incontro con i suoi tormenti e le sue contraddizioni. Il successo turistico del Parco gli fu fatale. L’arrivo dei visitatori fece crescere infatti l’appetito degli imprenditori. Fu costruito a Cogne un impianto di risalita e si rischiò persno di dare in pasto i prati di Sant’Orso alla speculazione edilizia.
Paci conversa dunque con guardacaccia, scienziati, veterinari ed emergono drammaticamente i problemi del cambiamento climatico che divora la grande montagna. Dal dialogo con il direttore Stefano Cerise si configura un quadro dello sfacelo a cui sono sottoposti i ghiacciai. Dalla voce di Enrico Camanni, alpinista e scrittore egregio, l’autore raccoglie anche una classifica delle vette più belle. Compreso il Monveso che ora alcuni appassionati dotati, beati loro, di saggezza vorrebbero trasformare in montagna sacra. Sacra, d’accordo, però divisiva. Si apprende che la direzione del Parco rilutta a ufficializzare il progetto mentre il parroco alpinista di Valtournenche ha espresso le sue garbate riserve sul periodico Montagnes Valdotaines come ha puntualmente riferito MountCity.
Paci non sa resistere al fascino di una valle dimenticata come tante, quella di Piantonetto, e si spinge fino al rifugio Pontese dal tetto di lamiera color giallo limone che salta all’occhio fin da lontano. Appassionante è il suo resoconto sul Nuovo Mattino, l’alpinismo degli antieroi post sessantottini tra i quali Mike Kosterlitz che ha violato una proibitiva fessura nella roccia, a lui intitolata prima di fregiarsi con il premio Nobel per la fisica.
Frugando negli annali emergono le figure di Giosuè Carducci e della regina Margherita il cui idillio divampò fra le mura del Gran Hotel di Ceresole Reale. Mucche in festa, musicanti, grandi albergatori, sognatori della natura come l’artista Dorino Ouvrier ci tengono compagnia a conclusione di un libro che in ogni pagina trova il modo di sorprenderci. Come quando Paci squaderna un’utopia: rendere la vetta del Gran Paradiso inaccessibile, quasi fosse un Paradiso vero.
“Ma ditemi”, conclude Paci, “non sarebbe meraviglioso poter guardare, da un remoto fondovalle, quei 4061 metri; sapere che lassù c’è una Madonnina sui cui i fulmini lasciano cicatrici, creste sfrangiate e cornici di ghiaccio che nessun piede più calcherà; aria sottile che solo i gracchi, con le loro ali nere, potranno fendere? Il quattromila più facile delle Alpi, quell’autostrada per escursionisti che corre su un ghiacciaio in estinzione, potrebbe riacquistare la solitudine, la bellezza incantata di quando era solo un buco bianco nella carta geografica”.
Più solitudine, meno luna park potrebbe essere il messaggio. C’è ancora chi ricorda che sulla suggestiva “schiena” i milanesi del Fior di Roccia salivano un tempo a piantare bandierine in quantità per segnare la pista di un animato trofeo di sci alpinismo. Più montagna luna park di così…(Ser)
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