Letture / Honnold, una vita in parete

“Il mio motto è: più grande è la sfida, meglio è”. A dirlo è Alex Honnold, il leggendario climber celebre in tutto il mondo per aver completato la prima e unica scalata in “free solo” della Freerider di El Capitan, l’iconica montagna del Parco nazionale di Yosemite. Un traguardo storico divenuto uno dei più grandi successi sportivi del nostro tempo raccontato nell’adrenalinico documentario di National Geographic “Free Solo” di Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi.

Nella collana Exploits, Corbaccio ha pubblicato invece un libro sull’asso americano dell’arrampicata. Ne è autore Mark Synnot, s’intitola “La salita impossibile. Free solo sul Capitan” (381 pagine, 24 euro). Honnold sembra appartenere, a quanto si legge nella presentazione, al granito stesso sul quale arrampica con movimenti aggraziati ed eleganti, incollato a invisibili appigli. La sua impresa clamorosa – salire la via Freerider su El Capitan in free solo, quindi senza corda né assicurazione – è stata talmente impressionante da un punto di vista tecnico e soprattutto umano, che il documentario della salita girato in presa diretta dal grande fotografo e alpinista Jimmy Chin ha vinto il premio Oscar.

Il film viene definito potente, grandioso ed estremamente sincero. Dietro questo alpinista estremo si nasconde un uomo, bizzarro e geniale al tempo stesso erede ideale delle generazioni di climber che l’hanno preceduto. Un frutto tardivo della controcultura hippie degli anni Settanta, quando a Yosemite si radunavano alpinisti stravaganti, emarginati ma anche fortissimi, come in una Woodstock della montagna.

Synnott, amico di Alex, non solo riesce, da un punto di vista unico e privilegiato, a farci rivivere in diretta la tensione della storica arrampicata “impossibile” di Honnold, ma ci immerge anche nell’atmosfera dell’età dell’oro di Yosemite, come se fossimo anche noi lì, intorno al fuoco, dopo una giornata in parete, a scambiarci storie con i compagni di cordata.

Da notare che Synnott ha salito El Capitan più di venti volte e, come membro del North Face Global Athletes Team, ha partecipato a oltre trenta spedizioni internazionali, aprendo numerose nuove vie su pareti vertiginose di tutta la Terra, da Baffin Island alle Torri di Trango in Karakorum, passando per la Patagonia e l’Himalaya.

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