Frane, alluvioni e assalti alla montagna 

“La montagna è la quotidianità di chi ci vive e la cura, evitando che le frane arrivino fino a valle. Di chi ci vive e la cura senza avere spesso le risorse e il minimo indispensabile (eccezion fatta per la montagna dorata di Trento e Bolzano)”. Lo ricorda Marco Bussone, presidente dell’Uncem (Unione nazionale Comuni ed enti montani) in una lettera aperta a Gian Antonio Stella e pubblicata integralmente in Newsinquota del 21 settembre.

Il giornalista aveva scritto sul Corriere della Sera in merito alla tragedia delle Marche. E aveva giustamente rimarcato la necessità di intervenire sui dissesti idrogeologici. Già, ma con quali soldi? Con quale considerazione per la montagna? Se lo chiede Bussone, che contesta a Stella di guardare il dito e non la luna, di aver demonizzato per anni gli sprechi della Pubblica amministrazione senza aver mai preso nemmeno lontanamente in considerazione che i piccoli Comuni, le Province e le Unioni montane hanno sì un costo (peraltro inferiore a tanti ministeri o funzioni regionali) ma sono indispensabili per il buon funzionamento dei territori. E quindi, servono anche a prevenire disastri come quello nelle Marche.

La lettera a un giornalista

“Caro Gian Antonio”, scrive Bussone, “dimentichi un po’ di aspetti nel pezzo scritto sul Corriere in merito alla tragedia delle Marche. Dimentichi che gli enti locali montani sono sempre stati “per la bonifica e per progetti contro l’abbandono. Quindici anni fa hai attaccato le 350 Comunità montane italiane dandole in pasto all’antipolitica, additandole a cuore della spesa pubblica italica. Non è certo responsabilità tua se queste istituzioni da 15 anni sono sempre più in crisi. Il punto è che non consideri che solo con la presenza dell’uomo sui territori montani si preserva chi sta un basso. Solo con la gestione e la pianificazione forestale si evitano i “tappi” di legno in basso sotto i ponti. Solo con l’agricoltura e la zootecnia in quota si evitano dissesti. Solo con paesi ordinati e curati, non certo sotto campane di vetro per borghi turistici, si tengono in vita le comunità”.

“Dovresti saperle queste cose, ma non le scrivi. Eppure, con quelle tue pubbliche denunce – 15 anni fa e forse anche dopo – senza contraddittorio, va detto e riconosciuto che hai alimentato un’antipolitica che oggi ha enormi responsabilità nelle non-scelte, anche per la cura e la manutenzione dei territori”. .

“Cucire, certo. Lo diciamo. Prevenire, certo. Lo facciamo. Sostenere chi vive nelle fragilità. Lo facciamo. Provare a definire regie uniche. Ci proviamo”, continua Bussone. “Serve molto altro, tu dirai. E ci proviamo anche qui. Affinché certo benaltrismo sia di stimolo per fare meglio, rilanciare, non sedersi. Certo, ci mancherebbe. Ma senza un sistema politico solido, senza un sistema istituzionale vero, senza una montagna governata da sindaci che operano insieme oltre ogni divisione anche fisica e ideologica, non si va lontano”. 

“Di certo guardiamo avanti. Vogliamo costruire un nuovo sistema istituzionale, che scelga le Autonomie e la sussidiarietà. Senza inganni. Dopo quel tuo libro, l’antipolitica è stata cavalcata con efficacia e ancora oggi molti pensano sia la soluzione. Chi ha voluto eliminare le Comunità montane è poi tornato sui suoi passi con apparenti e inutili scuse, dicendo ‘ci siamo sbagliati’. Scriverne – di cura dei territori, di fragilità o di ‘montagne che uccidono’ crollando e franando – è facile. Scriverne dicendo molte cose che servono, per l’Italia, per la politica. Ed è più facile ancora scrivere oggi di quelle scelte che non sarebbero servite, come attaccare chi consideravi il margine inutile del Paese, fisico, geografico, ideale. Margine da spazzar via. Senza capire che ieri era e oggi è al centro di nuove dinamiche che affrontano le sfide della crisi climatica, energetica, ambientale, sociale, antropologica. Perché i territori nelle transizioni ci sono già, lavorano tanto, sono innovatori”.

“Di certo guardiamo avanti” scrive dunque Marco Bussone. Impossibile non credergli. Eppure ci si chiede se è un “guardare avanti” il progetto di comprensorio sciistico nelle Marche di cui parla Luca Rota nella sua newsletter del 28 settembre. Rota si riferisce con la proprietà di linguaggio di cui offre continue prove, al progetto di rilancio della località sciistica di Sarnano-Sasotetto sul versante maceratese dei Monti Sibillini: un progetto da lui definito “talmente scriteriato da apparire quasi grottesco ma che d’altro canto dimostra che quella sconcertante incultura politica mirata alla gestione turistica dei territori montani di cui spesso tocca denunciare le dissennate iniziative non è confinata alle Alpi ma ‘deborda’ pure verso il crinale appenninico”.

Il comunicato degli ambientalisti

Certamente Bussone saprà che riguardo al progetto di Sarnano-Sassotetto, e per tentare di bloccarne la realizzazione, si è formata un’Alleanza di varie associazioni marchigiane, non solo ambientaliste, che nel mese di maggio ha diffuso un comunicato stampa significativamente intitolato “Nuovo assalto alla montagna, i progetti per Sassotetto” con le ragioni in base alle quali si oppongono al progetto. 

In tale comunicato una parte viene dedicata alle reali esigenze di sviluppo delle comunità locali, un tema che praticamente mai viene toccato dai progetti turistici, in cui lo sci la fa da padrone 

“Ancora una volta”, si legge nel comunicato, “nell’illusione di migliorare le condizioni di vita ed economiche delle persone che insistono a sopravvivere nelle nostre montagne, gli amministratori locali rischiano di favorire, crediamo inconsapevolmente, processi di sfruttamento neo coloniali delle risorse della montagna e del suo territorio”.

E più avanti: “Riteniamo che sia ancora possibile rivalutare come utilizzare le risorse che oggi sono disponibili, che non dovrebbero essere sprecate in condizioni di dubbia efficacia. E’ indispensabile riflettere sul fatto che questi soldi non vengono dal cielo ma ci vengono prestati dai nostri figli e dai nostri nipoti che hanno diritto a non vedere depredato il proprio futuro ambiente di vita per l’avidità di alcuni  oggi”.

Il comunicato è firmato dalla Alleanza della Associazioni Ambientaliste Marchigiane di: Club Alpino Italiano, ENPA, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lega Abolizione Caccia, Lega Anti Vivisezione Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF. 

Un progetto faraonico

…Ora la cosa paradossale non è, ovviamente, la cifra, ma il suo impiego per l’ennesimo tentativo di rifinanziare la vorace e fallimentare industria dello sci, in Appennino, nell’illusione che essa rilanci l’indotto e trascini tutta l’economia della zona. Non sono bastati decenni di bilanci in perdita, di una attività economica che è sopravvissuta a se stessa solo grazie alle continue e massicce iniezioni di soldi pubblici, per convincere i politici che lo sci non è la soluzione ai molti problemi della montagna maceratese, ma semmai è la parte forse più significativa del problema della desertificazione della montagna, ridotta al ruolo di parco divertimenti. Che la neve, complici i cambiamenti climatici, sarà presente sempre di meno alle basse quote in cui insistono gli impianti scioviari maceratesi, ormai lo sanno anche i progettisti del faraonico progetto, pomposamente definito ”Sistema integrato per lo sviluppo dell’entroterra (riqualificazione e ampliamento dei sistemi connessi agli sport invernali ed estivi”), che infatti propongono di realizzare una bella pista di plastica (non c’era fino a prima del Covid un elevato allarme per la perniciosità dell’inquinamento da plastica?) e due nuovi invasi per accumulare acqua per l’alimentazione dei cannoni sparaneve. Alterando così anche gli equilibri di una risorsa sempre più preziosa. 

Ma siccome i soldi sono tanti e bisogna pur spenderli allora si è anche pensato di ristrutturare radicalmente alcune strutture ricettive per potenziare la disponibilità dei servizi. Peccato che una di queste è già stata ristrutturata, poco tempo fa, sempre grazie ai fondi pubblici generosamente messi a suo tempo a disposizione, anche se tutto ciò non sembra aver inciso significativamente sulla ripresa economica dell’area, finora. Per non entrare nel merito del progetto, redatto in modo approssimativo, nel tentativo di nascondere i vincoli ambientali presenti (Parco, Sic ecc.) cercando di presentarlo come addirittura migliorativo e rispettoso dell’ambiente naturale.

Dal comunicato stampa del 23 maggio 2022 intitolato “Nuovo assalto alla montagna, i progetti per Sassotetto”, firmato da 11 associazioni ambientaliste.

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