La montagna che non esiste
Aveva senz’altro ragione il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso intitolato “Riabitare le montagne” in occasione della Giornata delle Montagna del 9 dicembre. “Il dibattito pubblico su questi temi”, sentenziò, “ sembra, talvolta, in difficoltà nel cogliere il cuore del problema”. Solo talvolta? Ma ne è proprio sicuro, caro Presidente? La politica italiana, tutta, naviga in direzione opposta agli auspici che Mattarella ci ha lascito il 9 dicembre. Sarebbe bello invece che ci si ricordasse del valore delle alte quote perlomeno in periodo elettorale come auspica senza farsi troppe illusioni Emilio Magni nel suo editoriale sul quotidiano La Provincia intitolato “Nei piani dei partiti la montagna non esiste” che qui viene riproposto per concessione dell’autore.
Siamo alla solita storia delle montagne che si sgretolano quando piove un po’ forte ed enormi masse di fango, di frantumi rocciosi e di alberi distrutti dirompono nei paesi distruggendo intere e popolose contrade, qualche volta facendo pure delle vittime. E’ bastato un temporale forte che si è accanito sulle montagne della sponda orientale del ramo comasco del Lario, per combinare ancora disastri, creare disagi enormi, blocchi stradali ed evacuazioni: purtroppo un “copia incolla” di quanto era accaduto un anno fa.
I disastri avvenuti sul Lario in passato non hanno tuttavia insegnato nulla, così come non si prendono in considerazioni i dissesti geologici che si verificano un po’ dovunque in Italia: la solita storia dei torrenti tranquilli che improvvisamente diventano assassini. E’ questo un problema enorme per le nostre montagne, per i paesi alle loro falde, per la gente che vi abita, un guaio che si trascina ormai da molti decenni.
Non mi pare di aver trovato nei programmi dei partiti in lizza per le prossime elezioni qualche pensiero teso a risolvere i problemi delle nostre montagne completamente abbandonate. E’ pur vero che di questi tempi gli impegni cui dovranno gettarsi a capofitto i nuovi governanti sono tali da far tremare le vene e i polsi e quindi si pensa solo al poco e salatissimo gas di Putin, ai costi del petrolio, all’invadente guerra in Ucraina che sciaguratamente continua furibonda.
Quindi la montagna è tema lontanissimo da queste sciagure, però c’è, esiste e si vede, si patisce, continua a creare pericoli e disastri. Chi sta al governo dovrebbe però cominciare, almeno per il momento, a esaminare scrupolosamente la situazione, andare a guardare sulle montagne per accorgersi che nei boschi e nei sottoboschi vi è una situazione, a dir poco disastrosa, ovviamente assai pericolosa.
Il territorio montano è abbandonato a se stesso, non ci sono più gli umili contadini di montagna, che pulivano il sottobosco, toglievano rami e ramaglie, le foglie, disciplinavano il suolo in modo che la terra assorbisse l’acqua e i torrenti accogliessero con calma le acque non assorbite: ovvero una coordinazione e una disciplina idrogeologica dell’ambiente.
Invece che cosa succede sulla montagna abbandonata? Occorre poco, basta andare a vedere per capire, non occorrono corsi universitari per rendersi conto. Accade che il bosco ha una sua vita e gli alberi muoiono, sono abbattuti dal vento, dalla neve e rimangono sul terreno. Nel sottobosco proliferano piante infestanti, quelle comunemente chiamati rovi, che a loro volta muoiono e rimangono lì, così come il fogliame che, oltre a tutto rende impermeabile il suolo impedendo all’acqua di penetrare.
Poi c’è l’inciviltà dell’uomo che abbandona i rifiuti ma soprattutto adopera la montagna solo come luogo di sfruttamento. Da qualche tempo sembra che tutti i sentieri siano diventati delle piste ciclabili. Invece di disciplinare il suolo si creano strutture per lo sport e il divertimento sconvolgendo l’equilibrio idrogeologico. Questo, mi pare, non sia il caso delle montagne delle sponde lariane, le quali però sono ormai lasciate a se stesse.
Quando piove abbondantemente, in maniera dirompente (una brutta novità che lo sconvolgimento climatico ci ha regalato), il materiale abbandonato sul terreno viene trascinato giù dall’acqua, va ad invadere i torrenti creando sbarramenti, delle dighe che a loro volta formano pericolosi bacini. Poi la forza idraulica accumulata riesce a distruggere lo sbarramento e vere bombe piombano a valle esondando paurosamente e trascinando nelle contrade abitate enormi quantità di distruggenti detriti, provocando frane.
La montagna ha dunque bisogno di molta più attenzione. I politici devono capire che alla montagna occorre destinare finanziamenti per intraprendere operazioni di pulizia e disciplina del bosco. Una legge speciale. I governanti non possono più accantonare questo problema.
Emilio Magni
dal quotidiano La Provincia del 13 settembre 2022