Grandi vecchi / Gli 80 anni del favoloso Bepi
Ottant’anni e 600 volumi pubblicati. Più che mai l’editore alpinista Bepi Pellegrinon si professa custode delle parole già da prima che nel 1971 nascesse la sua casa editrice Nuovi Sentieri, prima ancora che la sua biblioteca-archivio assumesse l’attuale dimensione con oltre 80 mila volumi sugli scaffali. Mille per ognuno degli anni che ha compiuto. “Mi aveva promesso”, rivela la moglie Lucina Zanvit (con lui nella foto qui sopra) ai giornalisti del Corriere delle Alpi, “che con il compleanno avrebbe chiuso l’attività. Adesso mi ha detto che andrà avanti fino a fine anno. Poi basta, Bepi, però”. Bepi fa sì con la testa, ma con quell’espressione sorniona che in realtà va tradotta con un “insomma, vedremo”.
“La sua arma”, diceva di Pellegrinon Giovanni Padovani, per tanti anni direttore della rivista la Giovane Montagna che lo avrebbe ben visto come personaggio dei Tre Moschettieri di Dumas, non è la spada, ma l’azione”. A ottant’anni ha un po’ rallentato, come sostiene lui, ma gli impegni non mancano. Rimpianti? “Sì, quello di non aver studiato oltre la terza media perché avrebbe fatto bene al mio intelletto. Aveva ragione la signorina Anna Deferrari, preside dell’istituto Lumen, con cui mi beccai perché non amavo il latino”.
Una grande passione per i libri e per le sue Dolomiti. Così, quasi per scherzo, mezzo secolo fa Pellegrinon, scrittore, accademico e storico, dava origine alla casa editrice Nuovi Sentieri. Quella di Pellegrinon, classe 1942, fu una specie di scommessa. L’allora giovane Bepi, saltuariamente compagno di scalate di Reinhold Messner, si era messo in testa di provare a creare qualcosa di innovativo. Così per non sbagliare la neonata casa editrice si chiamò “Nuovi sentieri”. Alcune grandi firme non tardarono ad aderire. Tra queste Mario Rigoni Stern, Piero Rossi, Giovanni Angelini, Augusto Murer, Rolly Marchi, Armando Aste e così via.
I volumi di “Nuovi Sentieri” accuratamente illustrati e impaginati sono in gran parte dedicati alla montagna e ai suoi personaggi. Ma vi sono anche monografie di artisti, cataloghi d’arte e di mostre, libri di narrativa e di poesia. Il tutto legato a doppio filo con l’universo alpino e in particolare con le Dolomiti delle quali Pellegrinon possiede il più grande archivio iconografico e documentario in circolazione.
Quale migliore occasione delle ottanta candeline per rilanciare l’idea dell’Archivio storico delle Dolomiti? Si tratta, a giudizio di Pellegrinon, di un centro in cui confluirebbe il suo patrimonio di volumi dedicati alla montagna. Sono ben ottantamila quelli che Bepi custodisce, e migliaia sono le fotografie, le lettere, le carte, i documenti, i quadri, i dipinti, i disegni.
“Spero vivamente che questa idea dell’Archivio delle Dolomiti possa coronarsi e sorgere a Falcade. E’ un omaggio che vorrei fare alla mia terra e alla mia gente”, questo dice Pellegrinon. (Ser)