Il muflone non conosce il lupo (che se lo divora)

Una ricerca del Muse e dell’Associazione Cacciatori rivela che il muflone importato in Trentino è passato da 720 capi a 167 e rischia di scomparire. La spiegazione è semplice: questo ungulato non conosce il lupo, che ci mette poco a divorarselo. Ma sono le “mangiatoie” dei cacciatori a fare da trappola. Il Servizio faunistico della Provincia ha analizzato il grado di frequentazione dei siti di foraggiamento artificiale per ungulati da parte del lupo. Lo studio è stato realizzato sul campo tra metà gennaio e metà marzo 2022 e si è concentrato sulla val di Fassa. È importante per più motivi. Primo: è frutto della collaborazione, non scontata, non automatica, tra Muse, il Museo delle scienze, e Associazione cacciatori trentini (Act). Secondo: fornisce alcune prime indicazioni che potranno in futuro tradursi in scelte gestionali anche ai fini di una migliore convivenza con il grande carnivoro.
Sono aumentate le predazioni, naturalmente. I mufloni erano 720 nel 2018, nel 2021 erano più che dimezzati, 349. E nel 2022 sono scesi a 167: un crollo del 77%. Lo studio vuole misurare gli effetti della presenza delle mangiatoie, questi “ristoranti gratuiti all’aperto”, capire se i siti di alimentazione artificiale per ungulati possono diventare dei punti di attrazione per il predatore. Perché il lupo è intelligente, e i siti di foraggiamento sono, ricorda lo studio, “aree di concentrazione di prede altamente prevedibili nello spazio e nel tempo”.

Insomma i siti di foraggiamento agevolano abbastanza le predazioni, soprattutto di muflone. La cui specie è sicuramente a rischio di estinzione. Il foraggiamento va allora eliminato? Gli esperti suggeriscono che va cambiato, sparpagliato su più punti. Chi vivrà vedrà, che ne dici carissimo muflone? (Ser)

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