Ghiacciai / La carovana degli affanni
Nell’ultimo anno è stato registrato un arretramento della fronte del Ghiacciaio dei Forni in Lombardia di più di 40 metri lineari, per un totale di circa 400 metri negli ultimi dieci anni. Lo comunica Legambiente sulla base del monitoraggio effettuato in occasione della terza tappa della Carovana dei ghiacciai. Una delle riduzioni più significative è avvenuta, secondo gli operatori glaciologici, tra il 2015 e il 2016 e si stima che il dato di fine stagione raggiungerà perlomeno i 50 metri di ritiro.
Il Ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia dopo l’Adamello (pari a circa 11 km²) e il più esteso del Parco Nazionale dello Stelvio, riesce a sopravvivere solo grazie alla sua importante dimensione. Il gigante si “veste di nero” ingrigito dal colore scuro dei detriti e anche dagli effetti dell’inquinamento atmosferico, quelli che gli esperti definiscono “black carbon” (fuliggine, smog, ceneri derivanti dagli incendi boschivi e le immancabili microplastiche). Questo causa una diminuzione della sua capacità di riflettere la radiazione solare per cui, l’assorbimento, ne provoca una più veloce fusione.
Il ghiacciaio ha perso la sua qualifica di “himalayano” per effetto della frammentazione in tre corpi glaciali, per l’apertura di finestre di roccia estesi con un evidente collasso della parte terminale della lingua valliva e una marcata instabilità delle morene laterali, dovuta proprio all’abbassamento della superficie glaciale. Inoltre, a causa della fusione del corpo glaciale, aumenta il ruscellamento e il trasporto solido. Il risultato è una piana proglaciale, inesistente fino allo scorso anno, definita dagli esperti “sandur”, in cui si depositano ghiaie e sabbie.
“Quello che abbiamo osservato sul ghiacciaio dei Forni è l’immagine di un gigante di ghiaccio che sta ansimando, soffocato dai cambiamenti climatici”, spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna. “Annerito, collassato e pieno di crepacci: una grande sofferenza per questo essere che pare vivente. Ci sta comunicando quanto sia impellente lavorare sull’adattamento per gestire l’inevitabile; ma nel medesimo tempo mitigare, riducendo l’effetto serra, per evitare l’ingestibile”.
I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente. Ne hanno preso parte Claudio Smiraglia, Guglielmina Diolaiuti, Marco Giardino, Giuseppe Cola, Stefano Perona del Comitato Glaciologico Italiano, Isabella Morlini, testimonial della campagna, tre volte campionessa mondiale di racchette da neve, Tullio Faifer, guida alpina. Hanno partecipato il Cai Valfurva e il Servizio Glaciologico Lombardo..
“In questa terza tappa di Carovana dei Ghiacciai abbiamo potuto scoprire la grande accelerazione del cambiamento climatico e del ritiro glaciale”, commenta Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Università Torino. “Per comprenderlo basta confrontare l’ordine di grandezza del ritiro frontale, tra il 1820 e il 1995 meno di 2 km, tra il 1995 ed oggi più di 1,2 km. Nel nuovo millennio la deglaciazione procede sempre più rapida verso monte, manifestandosi con la creazione di vaste aree in cui la roccia modellata dal ghiacciaio si alterna a detriti sciolti e instabili”.
Dopo la Lombardia per la Carovana dei Ghiacciai 2022 è la volta del Trentino-Alto Adige e del Veneto: sotto la lente d’ingrandimento il Ghiacciaio della Marmolada. La campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), con partner sostenitori Sammontana e FRoSTA e partner tecnico EPHOTO prosegue fino al 3 settembre.