Il sentiero “inventato” da Cassin
Impossibile non ripensare al mai dimenticato Riccardo Cassin (1909-2009) percorrendo la via di salita alla vetta della Grignetta lungo la cresta Cermenati. Come sempre viene percorsa da ondate di escursionisti e sottoposta a un incessante logorio. Un tracciato alternativo era stato però individuato nell’altro millennio e segnalato con bolli di un azzurro cielo. Si trattò di un sentiero “firmato”. E che firma! A tracciarlo, sistemarlo e segnalarlo fu Riccardo Cassin, un padre dell’alpinismo moderno tenacemente legato a questi “paracarri”sui quali mise a punto la sua tecnica straordinaria.
Cassin (qui in una foto di Roberto Serafin) era preoccupato per il destino della Cermenati e di altri sentieri delle Grigne sottoposti a gravissmi impatti dovuti all’iperfrequentazione. Soffriva se vedeva qualcuno tagliare in discesa le svolte provocando piccole frane. E se questi sconsiderati gli capitavano a tiro non esitava a rimproverarli aspramente. Quel sentiero sulle Grigne, Cassin lo aveva in mente da parecchi anni. Così un bel giorno decise di passare all’azione con pala, piccone e un barattolo di vernice azzurra. Ci fu però chi cercò di avversare il progetto che comportava l’attraversamento di terreni riservati al pascolo. “Avevo nascosto”, raccontò Cassin, “gli attrezzi dietro un albero in attesa di riprendere i lavori. Ma qualcuno ha pensato bene di farmeli sparire”.
Chi ricorda la tenacia dell’uomo che ha fatto capitolare pareti come la nord est del Badile e lo sperone Walker alle Gandes Jorasses, capirà che Cassin non si è arreso anche se poi qualcuno ha piantumato alberelli sul tracciato per “sbarrargli la strada”. Il suo rapporto con chi avrebbe dovuto occuparsi del territorio nelle Grigne non fu dei più sereni. “Se anziché in Lombardia queste montagne di trovassero in Alto Adige, sarebbero dei giardini”, ripeteva. “E invece qui i boschi sono in uno stato di totale abbandono, non parliamo dei sentieri”. E’ trascorso mezzo secolo abbondante ma l’incuria è più che mai visibile: sentieri dove passano migliaia di persone oggi sono sottoposti all’effetto spesso devastante dei nubifragi, presentano solchi e voragini mettendo non di rado a repentaglio la sicurezza di chi li percorre. E poi con le emergenze ambientali in corso occorre sempre più fare i conti. Quanti alpinisti sull’esempio di Cassin sono disposti a impugnare pala e picca per sistemare i sentieri e sentirsi un po’ meno “conquistatori dell’inutile”? (Ser)