I segreti del cacciatore di talpe
Quella di cacciatore di talpe non è una professione nuova e particolarmente originale. Interessante però lo è come si poteva leggere a suo tempo su La Repubblica nel racconto di Sergio Zeni da Mirandola, provincia di Modena. In Italia la talpa rappresenta in genere un problema. E grosso. La più diffusa è quella che troviamo al nord e nel resto d’Europa: arriva a misurare 12-15 centimetri di lunghezza per 65-120 grammi di peso. Alla stregua dei ratti, non è un animale protetto. “Ho visto persone in lacrime, non sapevano come fare. C’è stato chi, ossessionato dal problema, si svegliava di notte e stava appostato con zappa e torcia”, ha raccontato Zeni, antesignano dei cacciatori di talpe.

Disse di sé: “Sono intervenuto su una infinità di campi da golf, tra cui quello dei Berlusconi a Tolcinasco, ho sistemato le aree verdi di molte ville venete, centri ippici, hi avuto come clienti personaggi di primo piano dello sport e dello spettacolo come Alberto Tomba e Cesare Cremonini, imprenditori tra cui Benetton e Marzotto, politici. Ho rimesso in sesto terreni da calcio di squadre professionistiche quali Parma, Venezia, Chievo, parco di Mirabilandia e persino i prestigiosi giardini vaticani di Castel Gandolfo”.
La cattura mediante trappola è l’unico modo per debellare il problema. E la sua costruzione artigianale, la brachetta, è ormai super collaudata: “Se ben piazzate sono infallibili”.
Zeni organizza anche corsi destinati principalmente a giardinieri, ma anche a derattizzatori che possono diventare occasioni di formazione per intraprendere un nuovo lavoro.
C’è chi, per cacciare le talpe ha provato anche l’allagamento delle gallerie, gli ultrasuoni o le esche velenose. Ma le talpe, oltre far danni, sono molto furbe. Per questo è meglio rivolgersi a un professionista. (Ser)
A proposito della cattura delle talpe, un amico ci segnala che un tempo questi animali erano il terrore dei giocatori di calcio durante gli allenamenti su campi un po’ di fortuna. Ma erano anche per così dire preziose le talpe. Un tempo c’era chi le catturava per appropriarsi della pelliccia che vendeva poi ai sarti. Come si catturavano? Con il carburo. Se ne infilava un pezzo nelle gallerie e lo si bagnava. Sprigionava in tal modo un gas, l’acetilene, che invadeva tutte le gallerie. Poi si accendeva uno zolfanello e tutte le gallerie scoppiavano uccidendo le talpe. “Ero bambino”, conclude il nostro amic, “quindi può darsi che i ricordi siano un po’ approssimativi…”