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Catinaccio, il rifugio che diventa albergo

Non è solo una questione di estetica. Il nuovo rifugio ricoperto di alluminio inaugurato il 1° luglio al passo Santner sul Catinaccio fa discutere perché è cambiata la sua destinazione. Prima era un cubo messo su alla buona, ora si presenta come un hotel. Di ingordigia senza limiti parla Calo Alberto Zanella, presidente del Club Alpino Italiano altoatesino.  Oggi è considerato normale anche se discutibile che i rifugi, un tempo micragnose casupole abbarbicate a terreni scoscesi, siano trasformati in hotel in cui non ci si deve privare di niente, tanto meno di uno spritz. 

In Alto Adige è durato a lungo, per colpa del rifugio rivestito di alluminio a passo Santner che sembra uscito da un cartoon di Paperino e C, lo scontro tra le associazioni di settore, in testa Club Alpino Italiano e Alpenverein Suedtirol (il Cai in salsa sudtirolese) e la Provincia Autonoma. Ma ciò che continua a fare discutere è la concessione data per l’ampliamento. 

Passo Santner è un luogo mito per l’alpinismo nelle Dolomiti, nel gruppo del Catinaccio dove la luce del tramonto tinge le montagne di rosa. Il progetto era stato approvato da chi di dovere ed è stato rispettato. Cos’altro aggiungere? La struttura di tre piani è un edificio a forma triangolare che può ospitare tra le 28 e le 32 persone contro le 8 della piccola struttura precedente. A 2.734 metri i proprietari hanno ricevuto la concessione edilizia per ricostruzione del vecchio rifugio. Sullo sfondo delle battaglie che si sviluppano sui social c’è la discussione su che cosa debba essere la montagna oggi, su come debbano essere riqualificati o ricostruiti i rifugi storici. 

Va ricordato che ci troviamo all’interno del Parco naturale Sciliar Catinaccio, con regole precise su ciò che si può costruire o meno. Anche queste regole risultano rispettate. Il progetto iniziale prevedeva 42 posti letto. Dopo due pareri negativi (non vincolanti) della commissione paritetica tra Provincia, Cai e Avs, il progetto era stato ridimensionato. Tra le modifiche, una riduzione dei posti letto, che sono 28-32. 

Riferisce Zanella: “La terza versione del progetto non è stata nemmeno sottoposta alla commissione paritetica sui rifugi. Questo non è accettabile”. 
Al Corriere della Sera, Zanella ha ribadito all’inizio di luglio la sua contrarietà all’opera. “Il rifugio è diventato un albergo”, spiega. “Noi non siamo integralisti, non siamo rimasti all’età della pietra, ma le ristrutturazioni vanno compiute in maniera adeguata e non è questo il caso”. 

Piaccia o no, la struttura ha anche l’avallo della Fondazione Dolomiti Unesco, per quello che può significare. C’è da compiacersene? Uno sforzo per comprendere meglio l’intento dei progettisti e un invito a evitare giudizi affrettati viene compiuto in MountCity da un architetto specializzato in strutture alpine. “Si può criticare e discutere di architettura”, sono le sue parole, “e nella fattispecie di architettura in quota, ma in questo caso l’approssimazione, la parzialità, e un linguaggio più da bar che da… rifugio alpino, non aiutano a fare buona informazione”. Ma come la mettiamo se la trasformazione del rifugio in albergo tradisce un’ingordigia senza limiti? (Ser)

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