Letture / Come convivere con il lupo
La convivenza con il lupo? E’ addirittura necessaria. Tornare indietro, a quando il lupo aveva abbandonato le Alpi, non è possibile. Il giornalista Angelo Pangrazio ha dato alle stampe il libro “Lupi a Nordest. Antiche paure, nuovi conflitti” (Cierre edizioni), frutto di dieci anni di lavoro e della curiosità per un fenomeno ecologico ed ambientale nuovo, il ritorno una specie così importante che non si vedeva da oltre un secolo. Il quotidiano L’Adige del 10 giugno lo ha intervistato. “Ho tenuto conto delle conoscenze scientifiche, dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, passando per il Trentino e l’Alto Adige”, ha spiegato Pangrazio. “Il ritorno del lupo rappresenta, oltre a una novità biologica importante, anche un problema serio per gli allevatori, che non erano più abituati a difendersi dai predatori. Le proteste, in questi anni, non sono mancate”.
“Le proteste le ho raccolte nel libro: molti allevatori sono rimasti spiazzati e in molti casi lasciati soli. Penso che tracciare la strada della convivenza non sia facile, ci vorrà del tempo, soprattutto per le malghe con i bovini e le greggi che si muovono sui territori. Le istituzioni devono dare una mano: c’è chi lo ha fatto meglio – come i tecnici della Provincia di Trento, abituati a gestire la convivenza con l’orso – e chi in modo ancora insufficiente, come la Regione Veneto”.
“Sbaglia e si illude”, spiega ancora Pangrazio, “chi pensa di tornare ai secoli scorsi, quando si piazzavano le trappole e si sparava ai lupi, che poi venivano esposti nelle piazze. Certamente bisogna impegnarsi, perché chi lavora con gli animali domestici va aiutato. Però non ci si può limitare al rimborso economico. Infatti le Province autonome di Trento e di Bolzano ma anche altre regioni stanziano indennizzi per i capi predati, ai quali vanno aggiunti altri fondi, anche a carattere europeo, per le reti elettrificate e altri sistemi di dissuasione. Credo che questi strumenti vadano rinforzati”.
Nel libro si riferisce delle proteste a Bolzano e del raduno del 2019 a Vipiteno all’insegna del “Nein zum wolf”, no al lupo. Ma bisogna rendersi conto secondo Pangrazio di alcune cose importanti. Il lupo è tornato perché è aumentata in modo esponenziale la popolazione di ungulati e di conseguenza i branchi hanno trovato cibo in abbondanza. E poi in tutte le Alpi si è dilatata la superficie boscata, anche a causa dell’abbandono della montagna.
“Io credo”, conclude l’autore, “che si possa arrivare anche a soluzioni di contenimento, ma con una premessa: siamo davanti ad una ricolonizzazione che non è ancora conclusa. Due anni fa la Provincia autonoma di Trento segnalava la presenza di 17 branchi, che sono diventati 26 nel Rapporto pubblicato pochi giorni fa. Dove arriveremo? Non lo sappiamo ancora, anche se va detto che il lupo non è il cinghiale e sa regolare la sua presenza sul territorio”.