Parole alpine / “Fare trahoscta”
Fare trahoscta (o fà travosta secondo corruzioni dialettali recenti) è una parola walser sconosciuta in pianura. Un vocabolo coniato da uomini di montagna per lavorare sulle Alpi. I contadini di pianura non lo conoscono perché, beati loro, non ne avevano bisogno. I carichi pesanti in pianura venivano trasportati da carri trainati dagli animali. In montagna tutto doveva essere trasportato in spalla (“a ciuffo” dicevano ad Agaro); non c’era spazio per strade bianche e ruote: solo sentieri stretti e impervi.
Se devo trasportare per un lungo tratto un carico pesante (erba, legno, pietra, letame), non lo posso fare tutto in una volta perché mi sfinisco. Divido allora il tragitto in più parti: porto il carico fino ad un punto, torno indietro scarico così mi riposo e riparto con un altro carico fino al luogo stabilito. Quando tutto il carico è al primo luogo, ripeto l’operazione fino ad un secondo luogo e … così via! Per ore o per giorni.
Se si è in tanti (la solidarietà forzata delle comunità alpine!) ognuno trasporta per un tratto, ma se sei da solo o in pochi la trahoscta si protrae nel tempo. Mi ricordavano tempo fa gli uomini che costruirono i rifugi alpini sul Monte Rosa che facevano travosta per portare travi, legno, cemento.
Pagati un tanto al chilo e, alla fine, c’era un addetto che pesava i carichi. La memoria dei vecchi ricorda di uomini piccoli e forti che portavano pesi impressionanti.
Ci sono vocaboli intraducibili in italiano che raccontano una civiltà.
Parole da non dimenticare per raccontare un mondo di fatiche da dimenticare.
Un giorno andrà scritto un vocabolarietto di parole alpine che raccontano secoli di lavoro sulle Alpi. I nostri figli le leggeranno con un sorriso e noi saremo contenti che, per vivere, non dovranno fare trahoscta.
Paolo Crosa Lenz
da Lepontica, numero 19