Le mani “intelligenti” di Cassin
Nella fotografia scattata nel 2002 e qui riprodotta, Riccardo Cassin è seduto e tiene curiosamente le mani con le dita intrecciate. Accanto al grande alpinista posano Laura e Giorgio Aliprandi, due grandi e appassionati studiosi milanesi di cartografia alpina. “Ho ritrovato casualmente questa foto”, spiega Laura. “Eravamo arrivati al Pian dei Resinelli in una giornata feriale di settembre. Cassin parlò a lungo con mio marito Giorgio, recentemente scomparso. Mentre li stavo ad ascoltare ho avuto modo di osservare le mani di Cassin e ne sono rimasta colpita: erano mani diverse da tutte, di una forza e una potenza indescrivibili”.
Laura Aliprandi concorda con quanto di quelle leggendarie mani scrive Paolo Paci cogliendone la specificità nel fascicolo di Meridiani Montagne di cui è direttore intitolato”Riccardo Cassin e la Grignetta” (Domus, dicembre 2021). Per descrivere Cassin, Paci prende spunto dalle sue mani. “Sono il vero cervello di uno scalatore”, osserva. “Esplorano la roccia, la capiscono, vi si fondono in un’azione che non ha bisogno di pensiero razionale per trasformarsi in gesto perfetto”.
Paci ne è convinto. Cassin, arrampicatore istintivo, tenace, di incredibile efficacia, pensava con le mani. Quelle sue mani da boxeur, da fabbro, furono il miglior cervello alpinistico degli anni Trenta. Senza ovviamente sottovalutare l’importanza che le mani hanno assunto e sempre assumono per la totalità degli scalatori. Scritto dal grande alpinista francese René Desmaison al culmine della sua carriera, “La montagna a mani nude” (Corbaccio) si sofferma sulle emozioni, la gioia, ma anche la sofferenza di chi ha deciso di dedicare la propria vita alla montagna fino ad affrontarla a mani nude non solo metaforicamente.
Usare le mani, anzi le dita per sfruttare le opportunità di salita offerte della roccia può causare sofferenze inaudite. Il bellunese Bepi (o Bepo) De Francesch (1924-1997) era chiamato “mani da strapiombo”. Grazie ai suoi artigli divenne un campione del sesto grado. Grandi alpinisti come Kurt Diemberger e Maurice Herzog pagarono invece care le loro conquiste a quota ottomila subendo gravi amputazioni alle mani. Si potrebbe continuare a lungo a elencare, ma le mani “intelligenti” di Cassin restano esemplari e forse uniche nella storia dell’alpinismo. (Ser)