Letture / Quando le auto invasero le antiche strade
Nel Canton Vallese negli anni Trenta le auto potevano circolare solo tra Saint-Maurice e Briga. Rappresentanti di tutti i cantoni si erano riuniti in una conferenza a Berna per parlare dell`aumento preoccupante del numero di automobili. Decisero così di introdurre a livello nazionale due nuovi cartelli stradali: uno blu all’inizio della strada per indicare che vi si poteva circolare solo a passo d’uomo, e uno giallo per segnalare che la strada era chiusa a tutte le vetture.
A eccezione del Sempione, i passi di montagna restavano chiusi al transito di auto dal 1° giugno al 15 ottobre (tranne il lunedì, il giovedì e il sabato). La velocità massima consentita era di 10 chilometri orari sui rettilinei e 3 nei tunnel e nelle curve. Alle tre del pomeriggio le strade venivano chiuse al traffico.
L’ostilità per le automobili che già allora ammorbavano l’aria sulle strade alpine è documentata nel libro “Scarpone e moschetto” di Roberto e Matteo Serafin sulle montage delle camicie nere. Memorabile e inferocita a quanto vi si legge fu la presa di posizione del presidente generale del Cai Angelo Manaresi contro la nuova strada che strappava al suo celestiale isolamento la conca del Breuil salendo da Valtournenche. Senza troppe perifrasi, com’è sua consuetudine, Manaresi si avventurò in una battaglia sicuramente persa in partenza: per il semplice motivo che l’avversare strade e funivie era palesemente in contrasto con gli interessi di un regime che in quegli anni conquistava il consenso anche mediante moderne e gigantesche opere che colpivano l’immaginazione delle masse.
Quella strada che violava la splendida conca del Breuil non s’aveva da fare, secondo il presidente del Cai, “né ieri, né oggi, né mai”. O meglio, doveva arrestarsi all’inizio della conca. “E, se alberghi hanno da sorgere, essi siano intonati all’ambiente e sia rispettato il verde e il bosco, e l’orribile reclame non urli, al cospetto di sì divine bellezze”, sentenziò Manaresi.
Si è visto poi come sono andate le cose. Le sorti del Breuil erano segnate da interessi industriali che in soli tre anni trasformarono la conca in un orrendo divertimentificio quale è ancora oggi. La nuova strada Valtournenche-Breuil , che schiuse la meravigliosa idilliaca conca del Cervino al rombante frastuono delle automobili, venne salutata da un coro di osanna. Il fascistissimo Manaresi si trasformò in un acceso fautore delle strade in alta montagna. “La via che sale tra i monti porta in alto gli abitatori del piano e della città e, con essi, nuove possibilità di benessere e di vita per i montanari”, scrisse Manaresi. E forse provò per la prima volta in vita sua un senso di imbarazzo se non addirittura di vergogna. (Ser)