Sciare, le statistiche che non vorremmo leggere

Tre vittime in quattro giorni in febbraio nei comprensori sciistici del Trentino dove si verifica un quarto degli incidenti di sci in Italia e dove decine e decine sono gli incidenti non mortali ogni fine settimana. Gran lavoro per le squadre di emergenza, da Madonna di Campiglio al Primiero, da Folgaria al Cermis anche il 2 marzo: si è sfiorata la trentina di episodi (e sono stati oltre 30 gli infortunati). Fortunatamente nessuno sembra grave ma a San Martino di Castrozza è intervenuto anche l’elisoccorso

Il dibattito sulla sicurezza in pista è più che mai i drammatica attualità. Un problema che riguarda il Trentino in maniera stringente. Il  trend è in costante crescita (9.108 incidenti nell’inverno 2017/18, 8.626 nella stagione 2016/2017 e 8.249 in quella a cavallo tra 2015 e 2016). Le statistiche dicono poi che il 5% di coloro che incappano in incidenti sugli sci necessitano non solo del semplice ricovero in ospedale, ma di permanenze prolungate nelle strutture sanitarie: dati alla mano, si tratta di almeno 500 lungodegenze nelle strutture sanitarie trentine ogni inverno.
L’introduzione dell’obbligo di assicurazione e di altre regole più stringenti dal gennaio scorso – a partire dall’introduzione dell’alcoltest – è stata imposta anche da questi numeri. Le regole però non bastano, se non vanno a braccetto con il comportamento individuale. Anche in questo caso sono le statistiche a parlare chiaro: il 77% degli incidenti riguarda unicamente lo sciatore coinvolto. Solo nel 12% si verificano a seguito di scontri e solo nel 3% sono addebitabili a malori. 

Sciare è sicuro? Materiali, attrezzature, conformazione dei tracciati con l’eliminazione di ostacoli lo fanno pensare. Purtroppo l’imponderabile, l’imprevisto, non si può mai escludere. Ma è giusto essere onesti. Anche l’imprevisto deve essere messo in conto da chi scia. Non farlo è già segno di imprudenza. Sciare è libertà, affrontare una discesa regala tanta adrenalina. Ma lo sciatore consapevole, anche il più preparato, sa che deve sempre fermarsi un attimo sotto il proprio limite. Sa che la buca, il dossetto, l’avvallamento che nota all’ultimo momento può sfuggirgli e provocare l’intervento dei soccorritori. Occorre tenere a mente che le risorse umane sono importanti ma non vanno sprecate. E far alzare in volo un elicottero presenta costi che ricadono su tutti. (Ser)

L’antropologia del rischio Sull’antropologia del rischio nella pratica dello sci, l’invito è più che mai di rileggere un intervento in proposito di grande attualità del professor Annibale Salsa, antropologo, già presidente del Club Alpino Italiano.

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