Marmarole / Un bivacco davvero necessario?
Sull’utilità dei bivacchi in alta montagna apre un dibattito che si prevede piuttosto animato il periodico “Le Dolomiti Bellunesi” nel fascicolo di Natale 2021. “Il bivacco Fanton. Riflessioni sull’utilità del nuovo bivacco” s’intitola l’articolo in proposito di Luigi Baldovin Cervo. Che parte dalla considerazione che il bivacco di montagna è nato con un concetto ben diverso dall’uso che viene concepito ai giorni nostri: la struttura veniva collocata in zone di un certo interesse alpinistico, oppure su percorsi e alte vie, dove la sua presenza era necessaria. “Trovare un bivacco o conoscere la sua esistenza, incentivava l’alpinista e lo stimolava, sapendo che alla sera lo attendeva e finalmente poteva riposarci in totale sicurezza”, spiega Baldovin Cervo.
“Ora però”, osserva l’autore, “è cambiato lo spirito e al bivacco si tende ad andarci apposta: perché c’è, per trascorrere una serata diversa, lasciando magari le immondizie in loco…Esiste poi il problema vandalico, ancorché minimo, ma basta uno di quegli individui per fare scempio dell’abitacolo tanto caro e necessario ad altri”.
Quanto al bivacco Fanton sulla Forcella Marmarole, risulta “ben fatto, quasi eccessivo per la funzione che deve svolgere”. Ma nell’attuale contesto, si chiede Baldovin Cervo, a che cosa serve? Sulla Forcella Marmarole non passa neanche l’Alta Via (n.5) che utilizza il Jau de la Tana. La Croda Bianca è subito lì, e il Cimon del Froppa appena sopra; probabilmente verrà utilizzato per un diversivo, per una serata in quota…Potrà servire se piove, ma chi va in montagna la pioggia la deve mettere sul conto”.
E inevitabile è la domanda: valeva la pena di spendere tanto per quel bivacco, non bastava una cosa più semplice, più spartana?
chi lo ha finanziato? IL CAI? Se è così, è probabile che i 5 milioni di euro stanziati dal ministro del turismo, sono serviti anche per questa realizzazione inutile?