Documenti / La circolare “riservatissima” del Cai fascista
Sul volonteroso zelo antisemita del Club Alpino Italiano si esprime nel Giorno della Memoria (che si celebra ogni anno il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dall’armata dell’esercito sovietico) Stefano Ardito nel sito Montagna Tv sotto un titolo inequivocabile: “L’epurazione dei soci ebrei del CAI, una ferita da sanare”. Sull’argomento vale la pena di segnalare un “foglio d’ordini” diramato il 5 dicembre 1938 dalla Sede centrale e conservato negli archivi della Sezione di Milano del CAI.
La consultazione era riservatissima in quel 1938 come risulta in maiuscoletto nel dattiloscritto. Ma curiosamente anche nel 2017 risulta che ancora lo fosse anche se MountCity ebbe il permesso di prenderne visione (oggi forse c’è ancora chi considera questo foglio ingiallito uno scheletro da tenere celato in un armadio, come se ancora ci fosse qualcosa da nascondere nella pur sempre gloriosa storia del sodalizio). Per essere più precisi, nel documento in questione la Presidenza generale del Cai specificava, in calce, che in quel 1938 le disposizioni sulla difesa della razza all’interno delle sezioni “hanno carattere strettamente riservato e non dovranno, in nessun caso, essere comunicate alla stampa o, per iscritto, agli interessati”.

La circolare del 5 dicembre 1938 con cui la Presidenza generale del Cai fissava i criteri dell’epurazione per i soci non di razza ariana (archivio Sezione di Milano).
Com’era stato precisato a suo tempo in questo sito, tra le categorie d’interessati alla circolare del CAI dapprima vengono i dirigenti centrali e periferici (anche componenti di commissioni) ai quali si richiede che siano esclusivamente “di razza ariana pura”. Che cosa significa “pura”? “Nel settore del Partito”, si legge nel documento, “e, quindi, in quello dello sport, agli effetti delle cariche direttive viene considerato alla stregua degli ebrei anche chi abbia un solo genitore ebraico”.
“Tutti coloro che devono essere esclusi dal CAI a norma delle disposizioni di cui sopra”, si legge ancora nel documento, “saranno considerati dimissionari anche se iscritti alla categoria dei soci vitalizi ed anche se hanno pagato la quota dell’anno in corso”. Quota, va precisato, che se richiesta può, a quanto si legge, essere restituita.
In ogni modo la perversione burocratica produsse decine di circolari che definire grottesche è poco non solo all’interno del Centro Alpinistico Italiano (allora si chiamava così). In un verbale il presidente del Coni e quello della Federcalcio dispongono la cacciata degli atleti e degli sportivi ebrei: come Arpad Weisz, l’allenatore che vinse uno scudetto con l’Inter e due con il Bologna e morì ad Auschwitz.