Il Resegone umiliato dall’asfalto?

Più di tremila firme sono state raccolte contro la progettata asfaltatura in Lombardia della strada forestale ai piedi del Monte Resegone, un meraviglioso percorso di circa 7 km che attraversa Fuipiano in Valle Imagna, Brumano, Costa del Palio (nella foto), Morterone (Lecco) e raggiunge poi il Culmine di San Pietro, Valsassina, per arrivare fino alla Val Taleggio. Si tratta di una strada che già esiste da tempo immemorabile ma è semplicemente sterrata. Con un finanziamento di Regione Lombardia di 4,8 milioni di euro si andrebbe a rendere carrabile questo tratto, permettendo dunque il passaggio dei mezzi motorizzati tra Valle Imagna, Valsassina e Taleggio. Sui social – e non solo – la polemica divampa. Si punta il dito contro l’assoluta mancanza di coerenza di un’opera di questo tipo in nome di una presunta valorizzazione turistica del paesaggio che andrebbe di fatto “violato” dall’asfalto. Ecco quanto si legge nella petizione No all’asfalto ai piedi del Resegone e sulla Costa del Palio alla quale gli amici che ci leggono sono invitati a partecipare.

Un’inaccettable “valorizzazione” turistica

Grande è l’interesse mostrato dai singoli, dalle associazioni, dagli amministratori e dai media locali alla questione della difesa di un territorio di rara bellezza, minacciato dal progetto di una inutile e dannosa strada carrabile. Siamo consapevoli che l’abbandono sia sempre e comunque un disvalore, un danno ed una sconfitta per la montagna. Anche per questo ribadiamo che la tutela del paesaggio e dell’ambiente montano sono lungi dall’essere quel conservatorismo immobilista e ideologico di cui è tacciata ogni velleità dei territori a veder riconosciuto il diritto a soluzioni di qualità, che ricompongano in modo sostenibile la presenza umana, le attività economiche e sociali e la tutela del territorio.

Rifuggiamo certa dialettica spiccia, tesa alla costruzione dell’avversario tipico, “ambientalista-ideoligizzato-cittadino-frequentarore-ludico”, che scivola rapidamente nella rappresentazione mistificata di un rapporto antitetico tra città e montagna abitata e di incomunicabilità tra Terre Alte e pianura. Mentre occorre superare la visione obsoleta di un rapporto conflittuale montagna-città in favore di uno dialettico, non si può prescindere dal riconoscere alla montagna alpina caratteri di specificità ed identità rispetto al resto del territorio.

E proprio in questo, la promozione e la difesa di un progetto di asfaltatura di un antico percorso di montagna cade nella contraddizione e nella trappola dell’omologazione territoriale. A territori diversi e specifici, non possono non corrispondere linguaggi e soluzioni specifici. Una strada asfaltata è chiaramente parte del lessico urbano, di fondo valle o al più della grande via di comunicazione alpina. Allora, forse, la sacrosanta ambizione di un territorio a sopravvivere insieme alle sue specifiche attività economiche e sociali, meriterebbe ben altro che una striscia di asfalto, l’accesso di massa, il traffico veicolare in quota, i parcheggi.

Chi è in buona fede e non vede nella strada uno strumento di mera valorizzazione immobiliare e fondiaria, ma un vantaggio per l’economia di montagna, dovrebbe considerare l’opportunità di sviluppare risposte specifiche al problema, conciliando la tutela dell’economia di montagna con quella della qualità del paesaggio e dell’ambiente.
Qualità che innegabilmente è un valore aggiunto, una risorsa che valorizza in modo sinergico le imprese di montagna.

In altre parole, difendiamo e valorizziamo la montagna, il suo territorio e il suo tessuto sociale ed economico e rifiutiamo la logica dell’omologazione territoriale. Diciamo no a una nuova e inutile strada asfaltata, alla violenza ambientale, alla bruttezza e alla devastazione.

Claudio Gilio

Aggiornamento sulla petizione del 24 gennaio 2022

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