Alberto Angela e il Nivolet “incontaminato”

Era stata prevista una scalata degli ascolti. Non si trattava però del Festival di Sanremo, bensì della prima puntata di “Meraviglie d’Italia – la penisola dei tesori”, programma presentato da Alberto Angela in onda su Raiuno il 28 dicembre. Nel viaggio attraverso la “penisola dei tesori” Angela ha percorso il Colle del Nivolet, cuore del Parco tra Valsavarenche e Valle Orco, tra torbiere e laghi sui quali si rispecchia l’imponente cima del Gran Paradiso. Ci ha anche invitato a soffermarci nella solitudine del Nivolet dove d’estate salgono dalla città folle accaldate e rumorose.  

Il programma “Meraviglie d’Italia”, arrivato alla quarta edizione, non si è dunque smentito come conferma il sito “Fatti di montagna” tornando sull’argomento. Ha raggiunto in dicembre un pubblico di milioni di spettatori, 3.415.000 per l’esattezza. Insomma, è stato il programma più visto in TV quel giorno di dicembre in prima serata. Global warming a parte, a paesaggi incontaminati si è fin troppo riferito il conduttore Alberto Angela attirandogli accesi rimproveri sui social.

Alberto Angela

Era meglio evitarlo il termine “incontaminato” a proposito del Nivolet così affollato e trafficato nella buona stagione? Lo sostiene sui social qualche solone. Ignorando che il termine “incontaminato” significa non macchiato da colpe, luogo che ha conservato intatta la grazia divina, che non è stato profanato (Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana). Non altrettanto incontaminate, per fare un esempio, sono le montagne di Lombardia dove i contributi a fondo perduto per gli impianti di sci sono saliti a dodici milioni e l’eliski rappresenta una profanazione inestirpabile. E poi quei luoghi della Valle d’Aosta sono di meraviglia assoluta benché assaliti da folle assetate di pace e di bellezza. O no?

Non piace a qualcuno il tono da imbonitore di Alberto Angela? Non è il solo Angela a voler trasmettere un entusiasmo contagioso. Si pensi al bravo Massimiliano Ossini approdato in questi giorni a Rai 2 con “Kalipé” sulle meraviglie del pianeta dopo essere stato divulgatore e imbonitore di “Linea Bianca”. Si, certo, la regia di “Meraviglie d’Italia” con i droni ci ha giocato fin troppo e qualche eccesso da Alice nel paese delle meraviglie si doveva e poteva togliere nel montaggio. Ma il programma, come comunica la direzione del Parco, si rivolge a un pubblico nazionalpopolare e generalista, con l’obiettivo di far scoprire le meraviglie della Penisola. Non che questa sia una buona ragione per eccedere in bellurie tecnologiche fino a sfiorare il cattivo gusto. “Considerate le immagini spettacolari, i numeri degli ascolti, oltre alle migliaia di visualizzazioni e commenti sui canali social di Alberto Angela”, si legge in un comunicato, “tutto il Parco, grazie all’investimento della Regione Valle d’Aosta, ha goduto di una promozione enorme, a costo zero”. 

Probabilmente per andare a fondo nella retorica “indignata” di certi implacabili tutori della montagna “incontaminata” occorre fare un passo indietro. E’ una secolare faccenda d’incomprensioni quella che divide e talvolta contrappone la montagna e il mondo della comunicazione / informazione. Di “giornali male informati” si occupò addirittura nel 1885 la Rivista del Club alpino nell’impeto missionario instaurato dal fondatore Quintino Sella. E’ noto nondimeno che nel 1863 l’illustre statista fondò il CAI anche nella prospettiva di scendere in campo con uomini e mezzi appropriati nel settore delle pubblicazioni “alpine” contendendo la leadership alle agguerrite riviste specializzate d’Oltremanica. Quel clima di apostolato non è mai venuto meno nel trascorrere delle epoche, nell’alternarsi delle culture. Qualche volta, anzi di frequente, a costo di esorbitare. (Ser)

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