Olimpiche distanze / La montagna che disse no a Milano
Sul Fatto Quotidiano del 1° novembre si è letto che la pista da bob per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 avrebbe potuto essere realizzata spendendo appena 15 milioni di euro, meno di un quarto di quello che verrà a costare il nuovo impianto di Cortina voluto dal governatore Luca Zaia. In che modo? Sarebbe bastato rimettere a nuovo l’impianto utilizzato a Cesana (nella foto) in Piemonte, per i Giochi invernali del 2006. Lorenzo Colomb, che è stato sindaco fino al 2019, fa però sapere: “Pista ormai chiusa, non si pensò al dopo Giochi. A Cortina d’Ampezzo può accadere lo stesso. Nel primo masterplan della candidatura eravamo stati considerati, parlai con Sala della possibilità di non escludere la città di Torino. Servivano 15 milioni di euro per rimetter a nuovo la pista. Il Nord-est ha voluto farla da padrone”.
Sulla possibilità di far partecipare la città di Torino ai Giochi ci furono però forti resistenze in Piemonte che ora si vorrebbero dimenticare attribuendo tutte le colpe al Nord-est “che vuole farla da padrone”. Una vecchia ruggine sembrò rispuntare. L’animata vigilia della candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026 riportò a galla nel 2018 – qualcuno se ne ricorda? – l’antica rivalità tra Torino e Milano diventata nel frattempo partner di Cortina d’Ampezzo.
In questi giorni, sul quotidiano La Repubblica del 16 novembre il sindaco di Torino Stefano Lo Russo dichiara: “Con iil presidente del Piemonte Cirio abbiamo messo a disposizione del Paese, del Coni e dell’organizzazione dei Giochi una serie di impianti. Ed era doveroso farlo”. Ci si dimentica che tre anni fa i sindaci dei comuni piemontesi interessati non ne vollero sapere di mettere a disposizione piste e impianti. Tanto meno lo volle l’allora sindaca a cinque stelle di Torino Chiara Appendino. “L’alleanza con Milano non esiste. Il nostro dossier è il migliore”, furono le infuocate parole della Appendino. Concetto ribadito anche dai sindaci montani piemontesi per niente disposti a condividere con i colleghi lombardi (e in questo caso anche dolomitici) oneri e auspicabili onori dei Giochi.
“Olimpiadi 2026. Anche la montagna dice no a Milano” titolò in quella circostanza La Stampa riferendosi ai “sindaci dei borghi montani compatti con Appendino”. Più chiaro di così! “Scelta incomprensibile”, disse fuori di se la sindaca di Torino riferendosi all’asse Milano-Cortina. E per dispetto pubblicò due foto su Facebook. La prima immagine rappresentava una splendente Torino con dietro le montagne innevate. La seconda Milano miseramente affogata nello smog.
Sulla rivalità tra Milano/Cortina e Torino intervenne “Avvenire”, quotidiano della Conferenza episcopale. Il titolo “Olimpica distanza” era d’intonazione evangelica ma il contenuto risultò intriso di veleni. Quei veleni che oggi si cerca di dimenticare. (Ser)
Ringraziate le follie di Milano e Cortina. Così si è salvato il Piemonte da ulteriori spese e indebitamenti. E riaprire la pista di bob di cesana sarebbe stata un’altra idiozia. Per 7 atleti, fra uomini e donne. Per poi dover richiudere e demolire. Lasciate le sconcezze a Cortina e alla Valtellina.