Temporali formativi ed escursioni esperenziali
Durante una passeggiata estiva un temporale sorprende Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, lasciandoli soli e intimi nel pineto, sotto l’acqua che cade e che crea un’atmosfera surreale. Diverse volte, come il vate racconta nella celeberrima “La pioggia nel pineto”, non è un dramma se sul più bello si mette a piovere e la terra sprigiona i suoi aromi. Al contrario, la situazione può essere l’ideale per passeggiare mano nella mano…
Di questo parere è anche Michele Comi, provetta guida alpina malenca e “facilitatore d’esperienze in montagna”, che in Facebook raccomanda in caso di pioggia “di essere bene equipaggiati, in grado di riconoscere le reali situazioni di pericolo: perché alla fine è acqua che cade dal cielo, mica acido solforico, che diamine!”. Si, perché l’acido solforico è meglio lasciarlo in città, dove se piove viene giù un concentrato di veleni, vero Michele?
A infiorettare questa piacevole anche se umida esperienza, a riferirne come lui sa fare nel suo blog è il bravo Luca Rota che faceva parte in Val Malenco dell’escursione “esperenziale” guidata da Comi sotto un cielo ingombro di nubi grigie. E infatti tuoni frequenti annunciarono a un certo punto un inequivocabile temporale, la pioggia aumentò d’intensità, nuvole basse e fitte annebbiarono di frequente il paesaggio. “Che si fa, quindi?”, ci si chiese. “Si torna indietro, che la giornata è ormai rovinata? Giammai, anzi: è proprio in questo modo che la giornata si fa oltre modo interessante e diviene via via compiuta!”, fu la reazione di Comi.
“Sem minga chi per divertiss” avrebbe commentato l’intrepido Carletto Negri, accademico del Cai, gloria dell’alpinismo meneghino, invitando i suoi ragazzi a non prendersela mentre procedevano imperterriti in cordata sotto il diluvio. E dava fuori di matto se qualche reietto chiedeva di fermarsi per mettersi al riparo. “Piove, embè?” è la battuta di Rota che, mezzo secolo dopo le sfuriate di Carletto, definisce saggiamente formativa l’esperienza dell’acquazzone e invita però, chissà perché, a non usare gli ombrelli, per carità, definiti con spregio “ammennicoli da troglodita”! Questioni di opinioni, e quelle di Luca Rota sono di solito condivisibili al cento per cento. Non se la prenda dunque se una volta tanto da questo sito si leva un certo dissenso.
Beppe Tenti, un padre del trekking, fu definito dalla rivista Time come il camminatore con l’ombrello. Non solo Beppe e l’ombrello erano inseparabili specie nelle piovose regioni himalayane, ma lui stesso si vantava di usare l’ombrello anche per prendere a legnate bovini e yach che ostruivano i sentieri impedendo alla comitiva di passare.
Grandi alpinisti come Riccardo Cassin che non erano certo “pappe molli”, bivaccando in parete si abbandonavano a una bella dormita all’approssimarsi di un temporale. Che tanto non avrebbero potuto fare niente per evitarlo. E poi, come cantava Rascel, “è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male, e chi sta come gli par”. Ma è difficile non preoccuparsi quando si è soltanto dei rammolliti polli rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti industriali. Che è poi quello che pensava anche Walter Bonatti, immancabilmente tirato in ballo quando si desidera citare un esempio eticamente inappuntabile.
Certo, Walter era preoccupato per questo mondo di inetti in cui era costretto a vivere e dove, sono sue parole, “le paure e gli entusiasmi spaventano i più, tesi come sono al risparmio di sé e dei propri sentimenti”. Ma non è escluso che se Bonatti avesse potuto fare tesoro delle previsioni del tempo, forse a quell’epoca incredibilmente meno azzardate di quelle odierne, avrebbe evitato qualche grosso guaio. (Ser)
Audaces fortuna iuvat… o meglio Audentes fortuna iuvat come scrisse Virgilio, è l’esortazione ad attaccare Enea rivolta da Turno ai suoi uomini. Peccato che la fotuna “velut luna semper crescis aut decrescis” e gli sfortunati di solito non ritornano mai a raccontare le proprie gesta.
Memento audere semper, diceva il Vate dalla sua scrivania dello Schifamondo ai meno fortunati soldati che rischiavano la vita al fronte magari in Russia sotto una bella nevicata. Bella esperienza formativa!
Cari amici di Mountcity, sappiate che pur in presenza di tale vostro “certo dissenso” vi saluterò ancora, quando ci si incontrerà in giro. Anzi, lo farò ancor più calorosamente: averne di dissenzienti come voi! (D’altro canto l’uso dell’ombrello come arma di difesa da bovini riottosi suggerita dal tenti non è affatto male. 😉 )