Letture / Il nuovo Cognetti a tu per tu con il lupo

“Il nuovo romanzo di Paolo Cognetti dopo Le otto montagne” è quanto avverte per chi ancora non lo sapesse la fascetta rossa sulla copertina de “La felicità del lupo”. Di anni ne sono trascorsi cinque da quando lo scrittore milanese si rivelò occupando le hit parade con il libro “Le otto montagne” diffuso in 40 paesi. Un romanzo che, un anno dopo, nel 2017, si aggiudicò il Premio Strega e quasi in contemporanea il Premio Itas del Libro di Montagna. Da allora la firma del bravo Cognetti non ha smesso di circolare tra gli appassionati di montagna e non solo. E la sua barba rossiccia ha fatto non di rado concorrenza a quella più collaudata e imperiosa di Mauro Corona ancora saldo in sella (ma ora un po’ meno) nelle superclassifiche delle vendite. 

Appena uscito nelle librerie, il romanzo “La felicità del lupo” di Cognetti (Einaudi, collana Supercoralli, 152 pagine, 18 euro) s’impone all’attenzione dopo varie esperienze letterarie dell’autore: tra queste un’opera da considerare minore dedicata a un viaggio in Nepal le cui vette non sarebbero da conquistare, un’autobiografia da lui curata della poetessa Antonia Pozzi, un film-documentario e una serie di articoli di approfondimento nel quotidiano La Repubblica, tra i pochi giornaloni che dedicano qualche sporadica attenzione alla montagna. Nessuno forse meglio dello scrittore milanese conosce, del resto, l’arte di mettere a fuoco, con lo stile che gli fa onore, il vivere la montagna tra luci e ombre, alle prese con le avversità di questi anni difficili, pandemia, emergenza climatica e spopolamento compresi. E sempre, si direbbe, con un pizzico di autobiografismo.

Il nuovo libro è ancora una volta lo specchio di nuovi stili di vita in montagna ai quali l’autore contrappone, come avverte il titolo, un’ipotetica felicità del lupo. La cui attività di cacciatore è oggi favorita dalle prede che abbondano nei boschi dove cacciare è per lui diventato più facile. Mentre i suoi avi, avverte l’autore, “dovevano appostarsi giornate intere per trovare un ghiro o un tasso, cibo che non li sfamava e li costringeva a essere sempre a caccia”. 

Contrariamente alle apparenze, Cognetti non sta però dalla parte dei lupi. E’ vero, i lupi sono gli esseri che oggi in montagna se la passano meglio di tutti, ma sarà poi giusto e logico che a loro venga concesso, e non è poco, di riprendersi quella montagna “dove non c’è più nessuno”? 

E’ in realtà una montagna, questa di cui si parla nel libro, dove vivere in tempi di pandemia è diventato ancora più difficile, dove la natura vince sempre o comunque impone un dialogo ininterrotto. Dove il futuro riserva non poche incognite sotto l’incalzare del global warming che liquefa i ghiacciai e del permafrost che viene a galla provocando disastri. Suddiviso in 36 capitoletti, il romanzo si conclude con un’appendice dedicata ai sogni degli esseri umani incontrati di pagina in pagina in un’immaginaria Fontana Fredda, il paesello dove la storia è ambientata.

Quassù il protagonista Fausto si stabilisce a 40 anni per rifarsi una vita e incontra Babette come lui fuggita dalla città, titolare di un ristorante dove lui accetta di fare il cuoco cucinando per i gattisti che d’inverno battono una pista di sci o per i boscaioli che d’estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi. 

E poi c’è Silvia che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna “è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo”. E “se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto” come viene precisato in forma di metafora. E non c’è da stupirsi se per ritrovare “il passo desiderato” Fausto entra nudo nel suo letto. E viene così a trovarsi “vicino a una ragazza altrettanto nuda e tremante” e trova questo approccio “qualcosa di commovente e meraviglioso”.

Fonte di meraviglie nonostante le incognite risulta tutto lo scenario che Cognetti descrive con collaudata sapienza, recuperando anche sensazioni del suo viaggio in Nepal e antiche leggende come quella della città fantasma Felik e sfogliando un immaginario catalogo di attrazioni delle vallate che più gli stanno a cuore da quando decise che la vita in città non faceva per lui. (Ser)

Paolo Cognetti presenta “La felicità del lupo” con Laura Pezzino martedì 3 novembre alle ore 21 a Torino presso il Circolo dei lettori, via Bogino 9.

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