Letture / L’Appennino tra persone, libri e canzoni
Da principio fu Alessandro Gogna a inventare nell’altro secolo, in un libro diventato famoso, il “Mezzogiorno di pietra”. Il celebre alpinista raccontò tra i primi di un mondo fantastico, tutto da scalare, alternativo alle Alpi. L’Appennino come realtà che si presta alle lunghe camminate emerse invece grazie a Teresio Valsesia e agli altri inventori del Camminaitalia oggi riproposto dal Cai anche in versione ciclistica che un po’ lo svilisce. Così oggi sono in tanti a camminare sui sentieri dell’Appennino “tra persone, libri e canzoni”. Ma i libri, avverte Alessandro Vanoli non bastano mai in un cammino che si rispetti. Occorrono i colori, i profumi e soprattutto i suoni. Tutto ciò, insomma, che rende affascinante il suo libro “Pietre d’Appennino” (Ponte alle Grazie e Cai, 181 pagine, 14 euro): un invito ad andare a piedi (rigorosamente a piedi!) “sulle strade che raccontano la Storia”.
Nel 2011 fece il botto Paolo Rumiz con “La leggenda dei monti naviganti”, come l’ispirato scrittore triestino definì la catena appenninica. Ma per cogliere la dimensione familiare dell’Appennino, che non ha la maestosità delle Alpi, né la tragica grandezza delle catene montuose asiatiche, niente di meglio dell’accattivante prosa di Vanoli, storico e scrittore che ha insegnato e fatto ricerca in numerosi atenei e da qualche anno si dedica in modo esclusivo alla scrittura e alla divulgazione. L’invito, in alcune pagine pubblicitarie, è di ascoltarlo in cinque podcast presentati alla rassegna “Dialoghi sull’uomo” (24, 25, 26 settembre a Pistoia) sul tema del viaggio come dimensione umana.
L’autore non sente il bisogno di allontanarsi troppo dalla sua Bologna, il suo è un turismo di prossimità con l’intrecciarsi di corsi d’acqua verso il fiume Reno, l’Old Man River che contiene e convoglia la grande Storia. Le pietre sono il tema e il motore. Erano lì quando c’erano gli etruschi, i romani le hanno spostate per farci passare la via Flaminia. Hanno visto i mercanti di lana e di seta e purtroppo anche i carnefici tedeschi della Seconda guerra mondiale con l’inaudita strage di Marzabotto e quelle 770 persone trucidate, donne e bambini compresi.
L’Appennino di Vanoli gira attorno a Bologna, in un percorso che dalla cattedrale di San Luca passa da Sasso Marconi e Vergato, Porretta (nella foto) e Roncobilaccio, attraverso strade e sentieri che “collegano le cose e le persone”. Sembra, leggendo, di farsi prendere dalla dolcezza dell’accento bolognese. Il fascino di questo imperdibile libro lo si ritrova già nelle prime due righe: “Che poi si tratta di un’idea semplice se ci pensi: fare di un piccolo cammino un viaggio vero e proprio”. (Ser)
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