Corsa alla vetta con elicottero
Un elicottero atterra al Campo 1 (5.700 m) del Manaslu, nel Nepal occidentale. Da un lato viene scaricato uno zaino, dall’altro un alpinista scende e viene accolto da un tale con una stretta di mano. Il video divulgato sui social da Karma Sherpa si ritiene girato durante la spedizione al Manaslu della Guardia Reale del Bahrain. L’elicottero avrebbe contribuito al successo della squadra giunta in vetta all’ottomila. Forse grazie all’elicottero, diversi alpinisti si sono risparmiati la prima tappa dal Campo Base al Campo 1.
Perché stupirsi? Il fenomeno non è nuovo. Nella primavera del 2014 sul Monte Everest l’alpinista cinese Wang Jing volò dal Campo Base al Campo 2 a 6.400 metri. Da quel punto salì in vetta con la sua squadra di Sherpa. All’epoca, Elizabeth Hawley (1923-2018) riportò il successo di Wang nella cronaca dell’Himalayan Database con la nota “salita e discesa assistita da elicottero”. Questa pratica risulta vietata in Nepal. Secondo le linee guida della Nepalese Civil Aviation Authority (CAAN), i voli in elicottero sopra il campo base sono infatti consentiti solo per le operazioni di soccorso. Tuttavia, sembra che le autorità non siano molto rigide su tale direttiva.
Del resto, l’esempio, buono o cattivo che sia, viene dalle Alpi. Sono passati sei anni dal 2015, quando il reality “Monte Bianco” che tanto ha fatto discutere e che la Rai si guarda bene dal replicare (e fa bene!) venne definito “il format degli alpinisti con l’elicottero”. In quella circostanza si è di fatto sdoganato l’uso dell’elicottero sul Monte Bianco come un vero e proprio taxi della montagna.
E’ indiscutibile che sorvolare i monti con l’elicottero, accarezzare le vette con lo sguardo attraverso la corazza di plastica del cockpit ha un particolare fascino. Sfogliando la rivista “Orobie” del mese di gennaio 2015 si apprende che Simone Moro, le cui benemerenze in campo alpinistico sono fuori discussione (è stato anche decorato dal Capo dello Stato per un salvataggio compiuto in Himalaya), è un convinto promotore dell’alpinismo elicoassitito. “Più si vola sopra le montagne“, scrisse Moro, “e più lo sguardo va a cercare linee, pareti e creste da scalare e percorrere”. L’elicottero venne in quella circostanza dall’alpinista definito “un amico del suo alpinismo”.
Mauro Corona non ha invece mai nascosto la sua avversione per gli elicotteri e per tutto ciò che rappresentano nell’approccio ludico e turistico alle montagne. “Violentano la montagna”, ha più volte ripetuto, “sono figli di una cultura della fretta, del tutto e subito, della soddisfazione senza sforzo e impegno che ha corrotto la politica e i rapporti umani…”.
Come la mettiamo a questo punto con le elicospedizioni agli ottomila? Bisognerà attrezzare meglio i campi alti per favorire gli sbarchi degli alpinisti? Serviranno piazzuole di atterraggio illuminate, con distributori di benzina e assistenza tecnica? Andranno servite bevande calde per meglio predisporre all’assalto alla vetta? Che sia questa l’immancabile evoluzione dell’alpinismo “da pista” (per dirla con Messner)? (Ser)